Inaugurato il XXX anno accademico dell’università di Verona. Un importante traguardo festeggiato dall’intera comunità. A celebrare questo pezzo di storia dall’autonomia dell’università di Verona assieme al rettore Alessandro Mazzucco erano presenti Marco Mancini, presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane e Francesco Bifari, giovane dottore di ricerca dell’ateneo scaligero.
Alessandro Mazzucco ha proposto una riflessione sulla problematica situazione del sistema universitario e sulle prospettive future e ha messo in luce la relazione che intercorre tra l'ateneo, la sua comunità e il territorio che la ospita. “È importante parlare della situazione di quei giovani straordinari che tra noi operano, i quali, per colpa di questa cultura, bloccata dall’individualismo e dall’egoismo, non possono far conto sulle proprie capacità e sul proprio impegno, ma sono obbligati a vedere il proprio destino relegato nelle mani di altri, giovani che sempre più spesso abbandonano la nostra comunità per giungere alla posizione attesa. Lo sforzo attuale mio e dei miei colleghi, è proprio quello di continuare l’impegno a predisporre le strutture per consentire a chi succederà in questo ruolo di poter affrontare subito le scelte di campo necessarie, delle quali la prima deve essere l’investimento sul futuro, su persone che non vogliamo si uniscano al troppo nutrito gruppo di nostre risorse intellettuali che perdiamo a favore di altri Paesi più illuminati". Il rettore ha, inoltre, tracciato un bilancio del suo mandato iniziato nel 2004, subentrando al dimissionario Elio Mosele e che si concluderà a settembre di quest’anno.
È stata quindi la volta dell’intervento del presidente del Consiglio degli studenti Omar Rahman, degli indirizzi di saluto del vicepresidente della Regione del Veneto Marino Zorzato e del sindaco di Verona Flavio Tosi. A seguire il discorso di Marco Mancini che ha ricevuto dal rettore la medaglia dell’ateneo. Mancini ha sottolineato l’impegno della Crui nel miglioramento dello stato delle università italiane dal dititto allo studio, ai finanziamenti fino alla spending review, “Il calo di immatricolazioni di cui nelle scorse settimane la stampa nazionale ha dato l’allarme non è stato interpretato correttamente: si nega lo stato di crisi dell’università italiana. In questo modo s’impedisce il progresso del nostro sistema accademico, in controdendenza a quanto accade nel resto d’Europa. Si parla troppo poco dei giovani, di studio e cultura e la conseguenza è che nell’ultimo decennio sono 68 mila i ragazzi che dopo la laurea hanno lasciato l’Italia”. A concludere la cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico 2012/2013 è stato Francesco Bifari, 38 anni, dottore di ricerca del laboratorio di Neurofarmacologia dell’ateneo scaligero attualmente in missione all’università cattolica di Leuven, Belgio. Il rettore ha, infatti, voluto rendere protagonista della giornata una delle più giovani e brillanti menti della ricerca di ateneo. Bifari è intervenuto sul tema “Staminali del cervello: uno, nessuno, centomila. Dalla ricerca di base nuove possibilità terapeutiche”. Il prolusore ha fatto luce sui risultati e le prospettive di una ricerca sulle cellule staminali meningee, guidata da lui e dalla moglie Ilaria Decimo, giovane ricercatrice dell’università di Verona, in collaborazione con i laboratori di “Farmacologia” e di “Ricerca sulle cellule staminali” dell’università di Verona, diretti rispettivamente da Guido Fumagalli e da Mauro Krampera. Nel 2009 il team di ricerca dell’università di Verona ha pubblicato un lavoro che dimostrava l’esistenza di una rete diffusa di cellule staminali e di progenitori presente a livello delle meningi. Le meningi non sono solo l’involucro che avvolge e protegge il cervello. Esse si distribuiscono diffusamente anche all’interno del cervello, lungo i vasi del sangue e sono una sede in cui le cellule staminali soggiornano e si accumulano. Dalle meningi, le cellule staminali possono anche migrare dentro il tessuto nervoso e partecipare alla sua ricostruzione, come dimostrato in un successivo studio pubblicato nel 2011 sulle risposte che si hanno dopo un trauma del midollo spinale, la maggior causa di paralisi motoria della nostra società. Questa scoperta, seguita da altre di altri laboratori internazionali, oltre ad aggiungere nuove conoscenze su come il cervello e il midollo spinale rispondono alle malattie, ha implicazioni importanti sul significato funzionale delle cellule staminali nel cervello.