Innovazione, mobilità e interculturalità. Sono solo alcuni tra gli elementi più significativi presentati e discussi durante la giornata internazionale di studi “New Frontiers in Teaching and Learning English”, tenutasi lo scorso febbraio all’università di Verona. Il simposio, organizzato dal dipartimento di Lingue e letterature straniere e coordinato da Paola Vettorel, ricercatrice del dipartimento, ha riscosso un grande successo sia all'interno del mondo accademico sia nella dimensione scolastica. Patrocinato dal Miur, Ministero dell’istruzione, università e ricerca, l’evento è stato seguito da molti docenti delle scuole primarie e secondarie italiane, incuriositi e interessati alle più recenti ricerche nel campo pedagogico e didattico, con una particolare attenzione ai processi di globalizzazione che stanno modificando le modalità di incontro e relazione dei giovani allievi con la lingua straniera, soprattutto fuori dalle mura scolastiche. Consistente anche l’interesse degli studenti dei corsi di laurea in Lingue e letterature straniere e Scienze della formazione primaria, oltre ai corsisti dei tirocini formativi.
La giornata. Ad aprire la giornata internazionale di studi Roberta Facchinetti, direttore del dipartimento di Lingue e letterature straniere e Giovanni Iamartino, docente di Lingua inglese dell’università di Milano. Punto di partenza della discussione, la necessità di offrire percorsi scolastici e accademici volti a promuovere l’internazionalizzazione del sistema educativo e la conseguente apertura a nuovi curricula, il cui fine è l’evoluzione di fitte reti di comunicazione globale in un ambiente interculturalmente sviluppato. Le più recenti proposte a livello didattico-metodologico, tra le quali Clil, content and language integrated learning, Esabac, esame di stato e baccalauréat o Certilingua, hanno tutte in comune l’attivazione di progetti plurilingue attraverso cui gli studenti hanno l’opportunità di immergersi in prima persona in uno scenario internazionale e di utilizzare attivamente la lingua come veicolo di interazione sociale. La deterritorializzazione dell’insegnamento delle lingue straniere e nel caso specifico dell’inglese mira, perciò, a favorire la costruzione di strategie comunicative volte al raggiungimento degli obiettivi prefissati dall’interlocutore, ponendo l’accento sulla funzione comunicativa della lingua rispetto all’accuratezza formale della stessa. Si punta, dunque, a cambiare l’atteggiamento nei confronti dell’apprendimento linguistico da parte degli studenti stessi, che non considerano più la lingua utilizzata come una materia scolastica fine a se stessa, ma come un’abilità spendibile nella vita professionale e sociale. Attenti sia all’aspetto teorico sia alle potenziali applicazioni pratiche, i conferenzieri, di fama internazionale e provenienti da università europee ed extra-europee, hanno proposto numerose riflessioni sulla posizione che la lingua inglese ricopre a livello mondiale negli ambiti scolastici e accademici, puntando i riflettori sul suo ruolo di lingua franca di comunicazione e sulla necessità di porre l'attenzione sulle molteplici varietà linguistiche esistenti al di fuori del contesto educativo, considerando gli “Englishes” come parte integrante della pluralità della lingua stessa.