Abbiamo accolto con piacere l’invito a partecipare al convegno che la città di Torino il 5 e 6 aprile ha dedicato ai festival culturali, manifestazioni che in Italia hanno guadagnato un’attenzione crescente da parte del pubblico. Siamo stati invitati per “Infinitamente”, il festival di Arti e Scienze che la nostra università organizza – unico ateneo italiano – collaborando con l’assessorato alla Cultura del Comune e con il Consorzio “Verona Tuttintorno”. Un evento che ha raggiunto il quinto anno di vita, distendendo il programma su un’intera settimana e attraendo ventiduemila presenze. Il nostro è un festival prevalentemente scientifico, ma con una forte impostazione interdisciplinare e si distingue da altre manifestazioni similari perché si svolge attorno ad un tema principale, indagato a partire dalle neuroscienze e declinato in molteplici aspetti e sfumature. “Infinitamente” propone percorsi e invita il pubblico a scoprire nelle varie sedi dove si svolge la manifestazione ciò che più piace e interessa. Il tono è divulgativo e lo stile della comunicazione comprende un mix di proposte che contemplano conferenze, laboratori, concerti e spettacoli teatrali. Durante il festival per le vie cittadine ci s’imbatte in viandanti che impugnano la brochure di “Infinitamente” come una sorta di guida del turismo culturale. Si riconoscono fra loro e si sorridono: sono il “popolo di Infinitamente”. Ringraziano gli organizzatori e si compiacciono che l’università dedichi questa attenzione a Verona. Sentono l’università più vicina, la “vivono” scoprendola stimolante, come ci si aspetta sia una grande istituzione dedita alla ricerca.
I festival sono un’occasione per creare un’identità culturale di comunità: lo si è detto a Torino. E piacciono perché sono anche un’occasione importante per dare ossigeno alle relazioni umane, per restituire alla cultura il suo ruolo di motore di condivisione e confronto. Una sorta di antidoto alle dipendenze da web e globalizzazione.
Il convegno di Torino si intitolava “Le città del libro”, in ossequio alla principale manifestazione del capoluogo piemontese, il “Salone del Libro”. Naturalmente non tutte le città invitate a parteciparvi, quelle in cui l’esperienza del festival è maggiormente consolidata, curano manifestazioni esclusivamente legate alla promozione del libro, ma è emerso che nessuna manifestazione culturale può esistere a prescindere dai libri. Lo stesso “Infinitamente” ha una mostra mercato, gestita in collaborazione con l’associazione dei librai Ali e ha in essere collaborazioni con case editrici e con librerie, come “La Feltrinelli”.
Il festival di Verona è completamente gratuito e vive grazie al mecenatismo di Fondazione Cariverona e di Fondazione Cattolica e alla partnership di Esu, l’Ente studi universitario che affianca l’ateneo gestendo i servizi agli studenti.
Altrove si sono scelte soluzioni diverse, chiedendo al pubblico un contributo economico, sia pure contenuto. Il tema del finanziamento è per tutti gli organizzatori un nodo cruciale. La crisi ha reso molto più aspra la ricerca di fondi, ma paradossalmente sembra incidere meno sui festival che si sono dati una struttura economicamente sostenibile, coniugando qualità e sobrietà, evitando di rincorrere certe “ospitate” altisonanti avvezze a trattamenti da star.
Il bello del festival è la sua capacità di coinvolgere il pubblico grazie alla preparazione eccellente dei relatori e alla loro disponibilità. I relatori di “Infinitamente” restano volentieri a parlare con le persone anche dopo la loro conferenza. Molti ci hanno detto che il nostro pubblico è più preparato di altri. Forse lo abbiamo selezionato proprio grazie ad una programmazione che punta sui temi e sul contatto con scienziati e relatori di sicuro valore che sono felici di poter condividere il loro sapere anche con le persone comuni che non hanno dimestichezza con la ricerca, ma se ne sentono attratte. Siamo molto grati a tutti, in particolare ai docenti dell’università di Verona che hanno compreso il senso di questa progettualità e si sono messi al nostro fianco, condividendo fatiche e soddisfazioni.
Da Torino siamo rientrati rinvigoriti anche dai dati presentati da Guido Guerzoni, dell’università “Bocconi” che cura l’indagine “Effetto festival” che comprende anche “Infinitamente”.
“Da diversi anni all’estero i più importanti festival di approfondimento culturale sono considerati elementi costitutivi del patrimonio culturale – ha detto Guerzoni nel suo intervento – come beni intangibili e patrimoni immateriali. E questo a motivo del fatto che hanno creato archivi digitali che garantiscono accessibilità gratuita e continuativa ai contenuti prodotti e veicolati, dispongono di strutture organizzative permanenti che lavorano in modo costante nel tempo ed esercitano ricadute durature nei loro territori di elezione”. Oggi in Italia questa realtà è ancora misconosciuta, ma da Torino si è diffusa la richiesta che i festival siano riconosciuti come beni culturali. Il riconoscimento avrebbe ricadute giuridiche ed economiche interessanti. Chissà se accadrà. In questo momento l’Italia ha questioni senza dubbio più urgenti da affrontare. Nel frattempo di reale vi sono le ricadute positive – culturali, sociali, turistiche, economiche, politiche – che sono state evidenziate dalla ricerca. E, per quanto ci riguarda, il rapporto che “Infinitamente” ha stabilito con il suo pubblico che ci chiede di proseguire. E non sarà deluso. L’appuntamento è per la sesta edizione, dal 10 al 16 marzo 2014.