Oggi, durante la cerimonia per i 90 anni del Consiglio Nazionale delle Ricerche tenutasi nella sede romana del Cnr, il presidente della Crui Marco Mancini ha evedenziato come “il mondo universitario ha rafforzato i propri rapporti con gli Enti di ricerca in vista delle scadenze europee di Horizon 2020. Mettere assieme le proprie forze, in una fase come quella attuale, è un obbligo morale verso il Paese prima che una necessità strutturale”.
Mancini ha proseguito avanzando una riflessione sulla passione dei giovani, “l’Italia soffre di uno spread impressionante quanto a numero di ricercatori. Da noi sono la metà che altrove e questo produce risultati preoccupanti nella competizione europea, rappresentando una fragilità strutturale, nonostante lo sforzo straordinario degli italiani in cima ai quali si colloca il Cnr. In Italia non esiste solamente il problema del brain drain ma anche quello del brain decay, se si passa il neologismo. Il problema, cioè, dell’invecchiamento, per il quale i provvedimenti assunti dal nuovo Governo sono un buon inizio ma non sono ancora sufficienti. Ci vuole una vera e propria inversione di tendenza che faccia dell’ingresso dei giovani non una priorità ma la priorità”.