Grande successo per la Notte della Ricerca a Verona. Circa trecento studenti delle scuole superiori hanno potuto visitare le strutture della ricerca, avvicinarsi agli strumenti e incontrare i ricercatori per farsi un’idea delle attività che quotidianamente si svolgono nei laboratori dell'università. Un’occasione per molti di loro anche per chiedere consigli e farsi un’idea più dettagliata della vita del ricercatore, esprimere perplessità e dubbi sull’intraprendere una carriera che nel nostro Paese sembra poco valorizzata. Sette i laboratori in programma che hanno coinvolto le strutture di Ca’Vignal e del Policlinico Gianbattista Rossi.
A Ca’Vignal gli studenti di quarta superiore hanno potuto analizzare le proteine ricavate dal tuorlo e dall’albume di un uovo nel laboratorio di Proteomica e Spettrometria di massa guidati dai ricercatori Paolo Pidutti e Arianna Cerquone, tramite l’utilizzo di acetone come reattore e gli strumenti di laboratorio. Nel laboratorio di Microbiologia e macrotecnologia, invece, sono stati accompagnati in un percorso dai microrganismi agli impianti biotecnologici per l’alimentazione e l’ambiente.
Al Lurm, grande interesse per il laboratorio sulle cellule staminali. Guidati dai ricercatori Giulio Bassi e Mario Ricciardi i ragazzi sono stati introdotti nel mondo della medicina rigenerativa per capire cosa sono e come si differenziano le staminali, quali sono i tempi e i temi della ricerca, con uno sguardo infine verso l’attualità con un dibattito sul metodo Stamina. Dopo la teoria, gli studenti hanno potuto visitare i laboratori di citofluorimetria i macchinari per il congelamento e la conservazione delle cellule e i laboratori di analisi e di coltura cellulare. In contemporanea Patrizia Guarini, ricercatrice, ha accolto altri studenti dimostrando come la ricerca scientifica in campo medico sia sempre più orientata a convertire i risultati ottenuti in un beneficio per il paziente per la diagnosi, la prevenzione e la prognosi delle malattie. Attraverso un esempio pratico ha dimostrato come è possibile ridurre l’omocisteina. Nel laboratorio di elettroforesi Patrizia Pattini, tecnico di laboratorio, ha messo in pratica, sotto gli occhi degli studenti il processo di amplificazione del dna, per la diagnosi genetica. Ancora al policlinico di Borgo Roma, lo studio della differenziazione delle cellule dei neuroni e del pancreas per sviluppare nuove terapie al centro del laboratorio di chirurgia transazionale. Anche la Neuropatologia ha aperto i suoi laboratori e ha messo sotto al microscopio le principali lesioni del sistema nervoso.