Il progetto “Recupero funzionale di suoli contaminati da metalli e metalloidi” presentato dal gruppo di ricerca coordinato da Antonella Furini, professore associato al dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, è stato selezionato tra le 6 best practices al Nordest Technology Transfer, iniziativa promossa nell’ambito della seconda edizione di Trieste Next, il salone europeo della ricerca scientifica. A far parte del progetto, insieme a Furini, Emanuele Argese del dipartimento di Scienze molecolari e Nanosistemi all’Università Cà Foscari di Venezia.
Il progetto è volto a valutare la capacità di bioaccumulo dei metalli da parte di diverse specie vegetali, sfruttando l’interazione pianta-microorganismi. La ricerca si avvale della sinergia tra le competenze nel settore della genetica vegetale e coltivazione con l’ecologia applicata. Lo scopo è quello di sviluppare un sistema molto semplice per la bonifica del suolo, utilizzando alberi o piante che hanno nelle proprie radici le caratteristiche adatte a bloccare la diffusione dei diversi tipi di metalli. Le conoscenze acquisite potranno fornire le basi per la pianificazione e messa in opera sia di interventi di fitoestrazione , efficienti nel caso di terreni contaminati e di interventi di fitostabilizzazione, attraverso lo sviluppo di piante agricole con diminuita capacità di assorbimento di metalli, riducendo così l’entrata di elementi tossici nella catena alimentare. Il progetto è rivolto soprattutto alle aziende agricole, alle industrie alimentari, alle imprese del settore biotecnologico e in generale alle imprese e professionisti che operano nel settore delle bonifiche e che intendono proporre soluzioni innovative rispetto alle tecnologie tradizionali.
Sono oltre 200 i progetti raccolti nel database di Nordest Technology Transfer, iniziativa promossa lo scorso anno da Fondazione Cuoa e Mib School of Management, che vede coinvolti studi di consulenza, imprenditori, banche e dipartimenti di trasferimento tecnologico di tutte le università delle Venezie. Dopo Trieste Next 2012 e la prima edizione del Galileo Innovactors’ Festival, con questa edizione il progetto cresce ancora ed è pronto a strutturarsi per diventare uno sportello stabile e continuativo e coinvolgere ricercatori di altri paesi. Le proposte raccolte interessano grandi e piccole aziende e si sviluppano in quattro macroaree: servizi e strumenti di gestione; salute, benessere delle persone e qualità della vita; macchine, impianti e tecnologie di processo; ambiente, energie e valorizzazione del territorio. L’obiettivo è quello di facilitare l’incontro tra mondi distanti, quello dei ricercatori e quello degli imprenditori, con progetti di immediato ritorno che non richiedono, da parte di quest’ultimi, investimenti pluriennali.