Dedicare tempo al paziente, rispondere in modo solerte alle sue necessità, agire nel rispetto della dignità, del pudore e dell’intimità. Quando si è ricoverati in una struttura ospedaliera, una parola o una stretta di mano da parte del personale sanitario possono alleviare un po’ di sofferenza alle persone ricoverate. Sono questi i presupposti del progetto di ricerca “gesti e pensieri di cura in ambito infermieristico” condotta dal dipartimento di Filosofia, pedagogia e psicologia e dal dipartimento di Sanità pubblica e medicina di comunità dell’università di Verona. I risultati sono stati presentati per la prima volta nel corso del convegno che si è tenuto giovedì 10 ottobre, nell’aula magna del Polo Zanotto.
Il convegno ha proposto un approfondimento sulla cura infermieristica, in particolare sulle azioni che gli infermieri attuano quando si preoccupano dei loro pazienti e se ne prendono cura. Nella mattinata, dopo i saluti del rettore Nicola Sartor, si è affrontato un approfondimento sulla cura e i diversi approcci di ricerca e sono stati presentati i risultati degli studi condotti nel contesto italiano. Al convegno hanno partecipato oltre 500 infermieri, coordinatori, docenti, dirigenti ma anche molti studenti di dottorato e delle lauree magistrali.
La ricerca di tipo qualitativo “gesti e pensieri di cura in ambito infermieristico” è stata promossa da Luigina Mortari, ordinario e direttore del dipartimento di Filosofia, pedagogia e Psicologia e da Luisa Saiani docente di scienze infermieristiche della Scuola di Medicina dell’università di Verona con l’obiettivo di comprendere, a partire dalle narrazioni di episodi di buona cura, quali azioni attuano gli infermieri quando si prendono cura con attenzione di un paziente. Il progetto si è svolto dal 2010 al 2012 ha coinvolto 240 infermieri dei reparti di Geriatria e Oncologia degli ospedali di Verona, Vicenza, Trento e Bolzano. Sono stati intervistati anche 54 pazienti per confrontarsi con le loro percezioni di “buona assistenza”.
“La gestione dei servizi sanitari sempre più manageriale preoccupata di razionalizzare i costi, garantire standard misurabili di qualità clinica e assistenziale, rischia di sacrificare a queste logiche le dimensioni più intangibili del caring che costituiscono l’essenza dell’assistenza infermieristica – spiega Saiani -. Per l’infermiere è sempre più difficile avere tempi dedicati al paziente, in particolare a quelli più vulnerabili e fragili. Questo fenomeno dell’allontanamento dell’infermiere dal letto del paziente è comune ai sistemi sanitari dei Paesi più avanzati e preoccupazione diffusa tra i leader della professione infermieristica”.
Dalle storie raccontate dagli infermieri e dai pazienti sono emerse importanti azioni di cura come dedicare tempo al paziente, offrire una presenza interessata, personalizzare gli interventi adattando le regole organizzative, rispondere in modo solerte alle sue necessità, sorvegliare per cogliere ogni segnale che potrebbe indicare che sta succedendo qualcosa, agire nel rispetto della dignità, del pudore dell’intimità. “La ricerca – evidenzia Mortari – si propone anche di elaborare una teoria del “caring infermieristico” capace di rappresentare le peculiarità culturali della nostra comunità, anche nell’ottica di insegnare ai giovani infermieri comportamenti di cura. Consapevoli che l’evoluzione della sanità e dell’assistenza è dipendente non solo dall’evoluzione scientifica ma anche dalla capacità di agire quotidianamente una cura centrata sulla persona”.