Guerra, pace e solidarietà sono stati i protagonisti dell'incontro dal titolo "Le nuove fisionomie della guerra. I valori della pace e della solidarietà" tenutosi lunedì 4 novembre nell'aula magna dell'università di Verona. Questi tre temi di estrema attualità sono stati discussi da Lucio Caracciolo, direttore della rivista italiana di geopolitica "Limes", e da Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario di relazioni internazionali all'università Cattolica di Milano. A coordinare gli interventi è stato Leonida Tedoldi, docente di storia delle istituzioni politiche e sociali nell'ateneo scaligero.
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale non si sono più combattute guerre sul suolo europeo, fatto che ha portato all'assegnazione nel 2012 del premio Nobel per la pace all'Unione Europea. Tuttavia, alle frontiere dell'Europa sono ancora attivi numerosi focolai di guerra con ripercussioni immediate anche sull'Italia, ad esempio gli sbarchi di migranti sulle nostre coste. «Non si tratta di vere e proprie guerre», ha dichiarato Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes «ma più che altro di cicli bellici piuttosto lunghi, con picchi di alti e bassi che riesplodono in momenti di crisi. Spesso questi conflitti scoppiano in aree deistituzionalizzate dove lo stato è assente e il potere è conteso da gruppi militari». Caracciolo, infine, ha invitato a non considerare la pace attuale in Europa una rendita, poiché darla per scontata sarebbe già un passo verso nuove guerre.
Sulla relazione che intercorre tra debolezza statale e guerra si è soffermato anche Vittorio Emanuele Parsi durante il suo intervento. Il modo di concepire la guerra nel mondo occidentale è mutato a contatto con conflitti e warfare altrui. «Dal 1989 in poi è mutato il nostro grado di accettabilità», ha sostenuto il docente dell'università Cattolica di Milano. «Ora le guerre devono comportare pochi rischi, devono essere combattute lontano dal suolo patrio e i fattori scatenanti devono essere chiare violazioni di principi occidentali. Al di là dell'evoluzione tecnologica, è l'idea di poter colpire senza essere colpiti in casa propria ad aver formato il concetto moderno di guerra». Inoltre, mentre si assiste ad una perdita di centralità dell'occidente il campo economico, in campo bellico la superiorità europea e statunitense risulta ancora evidente.