Taglio del nastro ufficiale per Infinitamente, il festival di scienze e arti che fino a domenica animerà la città di Verona con conferenze, spettacoli, mostre e laboratori. L’inaugurazione della sesta edizione della manifestazione è coincisa con l’apertura della mostra “Nature multiple. Le metamorfosi di Giuliana Cunéaz”, personale dell’artista valdostana che attraverso videoinstallazioni, scultura, fotografie, pittura e screen painting indaga il mondo dell’infinitamente piccolo. Al vernissage sono intervenuti la delegata alla comunicazione dell’università di Verona Adriana Cavarero, il consigliere comunale con delega alla cultura Antonia Pavesi, la direttrice del festival Maria Fiorenza Coppari, l’artista Giuliana Cunéaz e il critico d’arte Marco Meneguzzo.
La mostra che rimarrà aperta fino al 30 giugno, si pone come luogo di trasformazione e questo viene evidenziato dall’impatto ambientale del progetto specificatamente studiato per il festival che modifica la percezione del grande spazio al piano terra di palazzo Pompei a Verona dove ha sede il Museo civico di storia naturale. I segni di Giuliana Cunéaz trovano una rinnovata sintesi attraverso “King birds of paradise and tobacco”, un tappeto di 12 metri dagli effetti psichedelici animato dagli uccelli del paradiso, e “Matter waves chrome”, un’installazione fotografica di nove metri visibile con gli occhiali 3D che riporta alla luce l’archeologia rivisitata di un’Atlantide immaginaria attraverso forme esistenti in natura. A questi si affianca una serie di quattro screen painting, schermi dipinti realizzati in base ad una tecnica inventata dall’artista nel 2006 dove l’immagine virtuale si relaziona con quella pittorica incisa come un tatuaggio sullo schermo della tv. “Il segno unico e autonomo della pittura dialoga con la tecnologia infinitamente replicabile creando un cortocircuito tra due universi solo in apparenza incompatibili. – afferma l’artista – Ne nascono quadri in movimento, profondamente ambigui, sottoposti ad una lettura multipla”. Con “Mobilis in mobili”, una strana macchina del tempo su ruote ovali in plexiglass, è la stessa stanza a diventare opera d’arte visibile attraverso un foro in cui sono inserite delle lenti tridimensionali. Le opere si relazionano con una scultura alta oltre due metri, collocata nel cortile coperto dello spazio, che sembra evocare un’antica carrozza. Con la differenza che il movimento non è nel moto, bensì nelle immagini interne che la animano. Il percorso si completa, poi, con lo spazio dedicato alle wunderkammer, le “camere delle meraviglie settecentesche” dove i collezionisti conservavano gli oggetti più preziosi e variegati in loro possesso. Tra queste s’insinua “Matter waves unseen”, dove il visibile è ricreato da corpuscoli visibili al microscopio modellati in forma di microsculture in argilla.
Giuliana Cunéaz vive e lavora tra Aosta e Milano. Diplomata all'Accademia Belle arti di Torino, dall'inizio degli anni Novanta inizia un’indagine dove la ricerca plastica si coniuga con le sperimentazioni video e dal 2003 è tra le prime artiste a utilizzare il 3D. Affronta poi il tema della complessità, una delle questioni cruciali della sua ricerca. L’artista si interroga sul processo creativo e sul suo sviluppo spezzando l’unitarietà dell’opera intesa come semplice manufatto. Nel 2003 il 3D entra, a pieno titolo, a far parte della sua indagine tanto da diventare elemento di ricerca sia per i video che per gli screen painting, da lei inventati, dove le immagini virtuali in movimento convivono con gli aspetti pittorici. Tra i molti luoghi pubblici dove ha esposto, il Museo d’arte contemporanea di Bucarest, il Museo Revoltella di Trieste e il Pecci di Prato, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e il Pav di Torino, il Museo d’arte di Lugano, la Triennale e Gallerie d’Italia a Milano. Ha partecipato, tra l'altro, alla Biennale di San Paolo in Brasile. È tra gli artisti presenti in permanenza nella collezione d’arte moderna e contemporanea del castello Gamba di Aosta.
13.03.2014