La tecnologia ha compiuto in pochissimo tempo grandi passi in avanti, soprattutto nel campo delle intelligenze artificiali. Robot e softbot, i cosiddetti software-robot, fanno ormai parte della nostra quotidianità. L'incontro-scontro tra intelligenza artificiale e intelligenza umana pone, però, sempre più interrogativi, già colti dalla cinematografia in film come "2001: Odissea nello spazio". Un tema appassionante di cui si è discusso domenica 16 marzo nella sala convegni del palazzo della Gran Guardia nell'ambito degli incontri di Infinitamente. Durante l'appuntamento dal titolo "Cambiamenti della tecnologia. Il mondo degli agenti artificiali tra robot e softbot" hanno dialogato su questi argomenti Roberto Cordeschi, docente del dipartimento di Filosofia dell'università "La Sapienza" di Roma, e Marco Gori, ordinario del dipartimento di Ingegneria dell'informazione e scienze matematiche dell'università di Siena.
Gli agenti artificiali non sono tutti uguali. In generale essi percepiscono tramite sensori e agiscono tramite attuatori in modo razionale, secondo i propri scopi e le conoscenze pregresse. «Possiamo distinguere i robot in base al livello di autonomia – ha spiegato Cordeschi – Esistono i robot industriali non autonomi, programmati con pochi gradi di libertà, e i robot completamente autonomi che decidono da soli cosa fare, affrontano gli imprevisti e apprendono dalle proprie esperienze. Questo è il caso dei droni o dei softbot. I robot forniscono molte opportunità ma anche molti problemi. La razionalità degli agenti artificiali è sempre imperfetta nel classificare e distinguere gli obiettivi, ad esempio un drone navale che deve distinguere tra pescherecci e portaerei. Chi ha colpa quando il drone sbaglia?».
Il mondo delle intelligenze artificiali affascina molto, soprattutto per testare se esse possano superare l'intelligenza umana. Ancora oggi fa notizia quando un computer riesce a battere un uomo a scacchi o in qualche gioco matematico. Tuttavia è opportuno non avere cieca fiducia nei robot, come sottolineato dal professor Gori. «Proviamo a pensare a quanto successo con l'esplosione della rete dopo il lancio del world wide web ad opera di Berners Lee nel 1991. Il web è un tesoro pubblico, ma sorvegliato da aziende come Google e Microsoft con interessi e strategie. Tutto il sapere contenuto su internet è racchiuso in pochi server. Il ranking di un motore di ricerca decide autonomamente cosa è rilevante e cosa no in base a quello che stiamo cercando. Noi, però, non siamo sempre in grado di sapere cosa viene scartato e cosa no dal software, è un meccanismo che è in grado di influenzare la storia o la politica negli anni a venire». La sfida odierna, secondo Gori, è quella di costruire una società in cui umani e cyborg possano vivere in armonia.
18.03.2014