Cosa sono le emozioni, come possiamo capirle e da dove vengono. Questi i temi al centro della conferenza-reading “Perché proviamo ciò che proviamo?”, occasione per la presentazione del libro omonimo di Giovanni Frazzetto, biologo dell’Institute for Advanced Study di Berlino. Il convegno si è svolto mercoledì 12 marzo nel teatro Ristori di Verona ed è inserito all’interno del ciclo di incontri “Infinitamente”. L’autore è stato introdotto da Giovanni Berlucchi, ordinario del dipartimento di Scienze neurologiche e del Movimento del nostro ateneo, ed è stato accompagnato dalle letture dell’attore Franco Cappa. Lidia Angeleri, delegato all'internazionalizzazione dell’università scaligera, ha invece portato i saluti dell’ateneo.
Può la scienza aiutarmi a vivere, a capire le mie emozioni? L’autore ha cercato di rispondere a questi interrogativi attraverso un racconto multimediale, che ha unito immagini, musica e poesia. Frazzetto ha messo in contatto il fascino della scienza con la quotidianità e il mondo dell’arte: lungo un percorso di indagine delle emozioni umane più significative l’autore ha fatto incontrare i risultati delle neuroscienze con l’esperienza di artisti e di persone a lui vicine. “Per rispondere a queste domande – ha spiegato Frazzetto – mi sono messo a scrivere storie sulle emozioni, a mettere a confronto quello che imparavo in laboratorio e la mia vita vissuta. Racconterò – ha aggiunto – un po’ di storie successe a me, ai miei amici e ad altri personaggi, storie di rabbia, di paura, di gioia, ma anche di senso di colpa”.
La chiave di lettura della emozioni è l’interdisciplinarietà. “Quando io faccio esperienza di qualcosa che mi succede, di una emozione come amico, come figlio, come collega, come amante, non sono semplicemente legato alle neuroscienze – ha spiegato Frazzetto – ma cerco aiuto anche dalla poesia, dall'arte e dalla filosofia. Queste due cose non devono essere considerate due elementi come l'olio e l'acqua, che non riescono mai a mischiarsi. Al giorno d’oggi sarebbe impensabile ignorare il fascino e l'accuratezza degli sviluppi delle neuroscienze, ma allo stesso tempo sarebbe impensabile cercare di consegnare nelle mani della scienza tutto ciò che riguarda il sapere che magari altre discipline riescono a risolvere con i loro metodi”. L’autore ha infine concluso l’intervento rivolgendosi al pubblico, con l’augurio di poter trovare un equilibrio tra le due dimensioni: “È possibile essere allo stesso tempo scientifici e lirici quando cerchiamo di capire noi stessi, quindi vi esorto ad esser curiosi e a capire le vostre emozioni prendendo spunto da tutto questo”.
15.03.2014