"Una teoria che in parte rompe con la contemporaneità e che vuole proporre un modo di vivere completamente diverso, al di là della ricerca costante di relazioni fisiche o virtuali con gli altri". Con queste parole Carlotta Cossuta va al cuore della queer theory, tema della conferenza “ ‘Call to Life’: French Theory, Queer Theory and the Ethics of (Non)Relationality” che si è tenuta giovedì 15 maggio, alle 14.30, nell’aula Zorzi B di palazzo Zorzi. Protagonista dell’incontro Enda McCaffrey, docente di French theory and culture alla Nottingham Trent University. L’evento è stato organizzato dal centro di ricerca del dipartimento di Filosofia, psicologia e pedagogia “Politesse – Politiche e teorie della sessualità” e dall’unità di ricerca Prin 2010-2011 dell’università di Verona “Dal patriarcalismo repressivo alla società del godimento: mappature politico-concettuali dei dispositivi di assoggettamento della biopolitica del genere nella contemporaneità”.
“La queer theory rientra all’interno di teorie che operano una riflessione radicale, teorica, filosofica, anche col supporto di film e opere d’arte sulla sessualità – spiega Lorenzo Bernini, ricercatore di Filosofia politica all’ateneo – Problematizza l’identità di genere, l’identità sessuale, il desiderio sessuale analizzati nelle loro implicazioni estetiche, ma anche teoriche e politiche. Il professor Enda McCaffrey in questa conferenza ha indagato un filone particolare delle queer theory poco conosciuto in Italia, generalmente chiamate “teorie quiranti sociali”, che riflettono proprio sulla pulsione sessuale come pulsione di morte, di distruzione della soggettività. Il tentativo del professor McCaffrey è di tenerne conto, ma di andare oltre e di recuperarle in una dimensione etico-politica collettiva, ecco perché il titolo dell’incontro è un’invocazione alla vita”.
“Quando è nata la queer theory si è concentrata moltissimo sui legami e sulla razionalità partendo dall’idea che l’identità sessuale si costruisca nel rapporto con gli altri – dichiara Carlotta Cossutta, dottoranda del dipartimento di Filosofia, pedagogia e psicologia – Ci sono poi degli studi che spingono più a fondo la questione e sostengono che non dobbiamo essere costantemente in un legame con qualcun altro per esistere. Tutto parte da una critica forte alla famiglia e all’istituzione borghese classica un po’ ottocentesca, ma che ancora rimane nella nostra società. Per decostruirla fino in fondo l’unico modo è disinteressarsi del futuro e dei legami solidi, interessandosi delle esperienze che si possono fare”.
Ascolta l’intervista a Lorenzo Bernini
15.05.2014