Sempre più complesse e in aumento le problematiche legate al mondo del lavoro anche in conseguenza all’impatto della crisi economica. L’accesso al mondo del lavoro, oggi più che mai, è un argomento sempre più centrale sia per i ricercatori sia per le organizzazioni che si occupano di politiche del lavoro. Quando queste dinamiche interessano soggetti che vivono in situazioni di disagio e svantaggio sociale come le persone ex detenute, allora è necessario focalizzare l’attenzione su variabili specifiche che intervengono nella dinamica fra la domanda e l’offerta di lavoro. Risponde a questi input la ricerca “Occupazione, lavoro e carcere. Il profilo della rete di accesso al lavoro per le persone ex detenute” condotta dall’università di Verona grazie al finanziamento dell’associazione di volontariato La Fraternità. Il lavoro, realizzato da Beatrice Gusmano, assegnista di ricerca di Ateneo con la supervisione scientifica di Giorgio Gosetti, ricercatore di Sociologia dei processi economici e del lavoro, è stato presentato il 7 giugno, al Polo Zanotto, durante il convegno “C'è mondo del lavoro fuori dalle mura del carcere?”.
Lo studio.A partire dall’analisi della situazione della casa circondariale di Montorio, la ricerca ha messo in luce gli aspetti socio-culturali del reinserimento lavorativo degli ex detenuti, proponendo soluzioni pratiche volte a snellire l’eccessiva burocratizzazione del sistema e a facilitare i contatti tra i carcerati e le aziende. Nella ricerca sono stati coinvolti 49 soggetti del territorio competenti sulla situazione del mercato del lavoro veronese. Organizzazioni sindacali, associazioni di categoria, agenzie di intermediazione tra domanda e offerta, associazioni di volontariato, cooperative e aziende. L’università di Verona ha messo in rete questi principali attori del “sistema lavoro” per dare risposte concrete alle aziende che potrebbero così impiegare personale qualificato e dare, allo stesso tempo, l’occasione per iniziare una vita nuova, a partire dal lavoro, a chi ha già scontato la propria pena.
Ad aprire la giornata il rettore Nicola Sartor. “Compito dell’ateneo è fare ricerca non fine a se stessa ma per dare un contributo anche alla costituzione di nuove politiche. Il convegno di oggi pone i riflettori sul tema molto importante del reinserimento nel mondo del lavoro delle persone che hanno subito pene detentive. E’ elemento di grande soddisfazione che ci possa essere, da parte dell’università, una collaborazione con altre istituzioni del territorio per quel che riguarda l’individuazione di percorsi volti a superare i pregiudizi e lo stigma nei confronti di persone che hanno tutto il diritto di avere nuove opportunità.”
Il quadro che emerge da questa prima fase della ricerca – ha spiegato Gosetti – indica che non sempre bastano gli incentivi economici a ridurre lo stigma attorno al detenuto. Sono state proprio le aziende e le associazioni di categoria a indicarci alcune delle strade percorribili per l’inserimento degli ex detenuti. Tra questi i tirocini o i colloqui conoscitivi pre-inserimento lavorativo dato che la conoscenza personale rimane la prima forma di abbattimento del pregiudizio. Anche la formazione riveste un ruolo fondamentale nel percorso di inserimento lavorativo soprattutto se a condurla sono i futuri datori di lavoro o soggetti accreditati come gli enti di formazione pubblici o privati.
“Da 46 anni La Fraternità – ha aggiunto Francesco Sollazzo, presidente dell’associazione – spiega è vicina ai detenuti e alle loro famiglie. Diamo supporto a queste persone anche quando hanno scontato la loro pena e si trovano ad affrontare il difficile reinserimento nel mondo del lavoro. Per questo ci siamo rivolti all’università di Verona per capire, attraverso la ricerca, quali opportunità possiamo offrire a chi esce dal carcere. Pensiamo che questo a Verona sia possibile facendo rete tra organizzazioni e istituzioni che collaborano per un obiettivo comune”.
10.06.2014