Si è tenuto dal 26 al 30 maggio al centro congressi di Lille in Francia “E-Mrs 2014 Spring Meeting”, la conferenza internazionale sulla ricerca dei materiali organizzata dalla European Materials Research Society. Numerosi ricercatori da tutto il mondo si sono riuniti nella città francese per discutere di scienza dei materiali durante incontri, workshop e tutorials. Il dipartimento di Informatica dell’ateneo è stato uno degli sponsor del simposio “Thin film chalcogenide photovoltaic materials”, a cui hanno partecipato oltre 300 persone. Nel corso dell’incontro, organizzato da Alessandro Romeo, ricercatore in Fisica applicata dell’ateneo, si è parlato dei nuovi materiali utilizzati nelle celle fotovoltaiche a film sottile. Abbiamo fatto il punto con Romeo sull’importanza dell’evento e sugli ambiti di ricerca in cui proprio Verona rappresenta un polo di eccellenza internazionale.
Che cosa significa per Verona aver partecipato come organizzatore a questo simposio internazionale?
Il simposio sulle celle solari a film sottile a base di calciogenuri è il più importante incontro europeo ed uno dei più prestigiosi del mondo per le celle fotovoltaiche di seconda generazione. Tra i vari simposi organizzati nella stessa conferenza a Lilla questo è stato il più grande con una partecipazione di più di 300 ricercatori da tutto il mondo e con 250 presentazioni. Insieme al dipartimento di Informatica hanno sponsorizzato l’evento anche First Solar, una delle 5 aziende di fotovoltaico più grandi del mondo, e Hanergy, una delle più grandi aziende cinesi nel campo). E’ stato quindi per l’università di Verona una vetrina di caratura mondiale che ha permesso di affermare le eccellenze scientifiche presenti nel nostro ateneo.
Quali sono stati gli obiettivi del simposio? Può stilare un breve bilancio dell’esperienza?
L’idea principale è quella di riunire i migliori ricercatori nel campo, che provengano non solo dalle università ma anche dai centri di ricerca e dalle aziende che fanno ricerca e sviluppo nel settore, per stabilire scambi, contatti ma, soprattutto, discussioni scientifiche che possano portare un contributo considerevole all’avanzamento tecnico-scientifico di questo importante tema. Ricercatori delle Università di Tokio, Harvard, Mit, Helmoltz Zentrum dalla Germania, piuttosto che del Nrel negli Stati Uniti il più importante centro mondiale per la ricerca sulle energie rinnovabili, hanno non solo presentato i loro ultimi progressi ma, soprattutto, hanno partecipato a sessioni di discussione su precisi temi scientifici organizzati da me e dai miei colleghi scambiando le loro idee con il resto della comunità scientifica. Il simposio è cresciuto tanto negli ultimi anni, le ultime tre edizioni, che ho avuto l’onore di presenziare come organizzatore, sono stati i più grandi di sempre e con sempre più partecipazione a livello extraeuropeo, il bilancio di questo simposio ed in particolare della mia esperienza in merito è senza dubbio straordinario.
Qual è l’impatto di questi nuovi materiali nell’industria fotovoltaica?
Le celle fotovoltaiche a film sottile Calcogenuriche sono il passo successivo alle celle fotovoltaiche al silicio, dette quindi di seconda generazione. Utilizzano materiali che hanno una notevole capacità di assorbire la luce permettendo quindi di realizzare dispositivi sottilissimi (dell’ordine dei micron) che si stendono su un substrato di vetro. L’esigua quantità di materiale e le basse energie utilizzate permettono un costo notevolmente più basso rispetto alle analoghe produzioni al silicio con efficienze che grazie alla ricerca scientifica sono arrivate a superare il 20% di conversione fotovoltaica.
Quali sono i progetti futuri in questo campo e nella ricerca universitaria?
Oltre ad aumentare l’efficienza di tecnologie consolidate come le celle fotovoltaiche di CdTe e di CuInGaSe2, che hanno oramai superato la soglia fatidica del 20%, una nuova generazione di materiali sta diventando sempre più protagonista nella scena della ricerca. Materiali come il Cu2ZnSnS4 o l’SnS promettono in futuro efficienze altrettanto alte ma con tecnologie che utilizzano elementi in natura molto abbondanti e assolutamente non inquinanti, permettendo quindi di poter avere una larghissima produzione di moduli mantenendo bassissimi i costi e rimanendo ad un impatto ambientale ridicolo rispetto a quello delle fonti tradizionali di energia.
Anche nel nostro laboratorio stiamo sviluppando queste nuovissime tecnologie, pur mantenendo la nostra tradizionale linea di ricerca sulle celle fotovoltaiche a base di CdTe e di Cigs.
13/06/2014
Sara Mauroner