Il 23 settembre scorso, all’unanimità, il Senato accademico dell’ateneo ha approvato l’adozione del cosiddetto ‘doppio libretto’ o ‘alias’, un’iniziativa a tutela per gli studenti e le studentesse transessuali e transgender promossa dal Cug (Comitato Unico di Garanzia) dell’Università degli Studi di Verona, in un’ottica di rispetto e di valorizzazione delle diversità di cui ogni individuo è portatore.
Esprimo grande soddisfazione per la conclusione di un iter che, iniziato nella primavera scorsa all’interno del Comitato Unico di Garanzia dell’ateneo su proposta di Marina Garbellotti docente del dipartimento Tempo Spazio Immagine Società coadiuvata successivamente da Fausta Piccoli, ha comportato un importante lavoro di preparazione della documentazione e di sensibilizzazione al problema.
Una delle problematiche più frequenti per gli studenti e le studentesse trans, infatti, è quella legata al nome anagrafico, che si contrappone in maniera spesso evidente all’aspetto esteriore. In Italia, l’attuale normativa (L. 164/82 “Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso”) prevede che il cambio del nome possa avvenire soltanto a seguito dell’operazione di riattribuzione chirurgica del sesso. Questo vincolo impedisce agli studenti e alle studentesse trans di presentarsi dignitosamente nella società civile con documenti che rispecchino la loro identità di genere.
In particolare, durante gli appelli d’esame, in cui nome e cognome dell’iscritto sono letti ad alta voce, e nei documenti necessari per accedere alle biblioteche e ad altre strutture dell’Ateneo si evidenzia palesemente e pubblicamente la discrasia tra identità anagrafica ed aspetto fisico. Non è difficile comprendere la situazione di grave disagio psicologico in cui vengono a trovarsi gli studenti e le studentesse interessate. Simili avvenimenti inducono spesso a interrompere il corso universitario, mentre, secondo quanto previsto dall’art. 34 della Costituzione, deve essere garantito un pieno godimento del diritto allo studio. Inoltre, le disposizioni del “Testo unico sulla privacy” (in vigore dal 1 gennaio 2004) evidenziano come i dati personali relativi alla vita sessuale di un soggetto siano annoverati tra quelli sensibili.
L’introduzione del doppio libretto nell’ateneo restituisce agli studenti e alle studentesse trans la possibilità di vivere serenamente l’università senza essere obbligati a manifestare pubblicamente le proprie scelte personali: agli studenti che ne facciano richiesta viene finalmente data la possibilità di attivare un’identità “alias” (al pari di un nom de plume di uno scrittore), che si concretizza in un duplicato del tesserino universitario con il ‘nome di scelta’ dello studente. Lo studente potrà utilizzare il documento all’interno dell’Ateneo, per rispondere agli appelli, sostenere gli esami, frequentare le biblioteche: per vivere la quotidianità universitaria senza che la sua privacy venga costantemente violata.
La comunità trans italiana chiede da anni al Parlamento l’approvazione di una legge che consenta la cosiddetta “piccola soluzione”, ovvero la possibilità di cambiare il proprio nome anagrafico, anche prima dell’operazione, così come già avviene in molti stati europei. In attesa che il Parlamento accolga questa richiesta, l’ordinamento giuridico italiano già prevede la possibilità che singole Istituzioni la adottino nei propri regolamenti interni. La ‘piccola soluzione’ è già stata accolta in altre realtà universitarie con esiti positivi (Torino, primo ateneo in Italia, dal 2003, Bologna, Padova e, recentemente, Urbino), mentre altri atenei si stanno muovendo in questa direzione.
Con l’adozione del doppio libretto, l’ateneo ha dimostrato di voler esseresempre più un luogo capace di rispettare la dignità personale, di valorizzare le differenze, di accogliere ogni studentessa e ogni studente nella propria individualità. Il Comitato Unico di Garanzia, nel ringraziare Lorenzo Bernini e Giovanni Fiorini per il prezioso supporto offerto alla buona riuscita di questa iniziativa, auspica che il doppio libretto sia introdotto quanto prima in tutti gli atenei italiani e, soprattutto, che il Parlamento approvi una legge in favore della “piccola soluzione”.
9/10/2014
Elda Baggio
presidente del Comitato Unico di Garanzia dell'ateneo