“Nuove e vecchie povertà: quale progettualità per una migliore qualità della vita?”. Questo il quesito alla base del seminario di studi che si terrà venerdì 24 ottobre alle 15 nell’aula T5 del Polo Zanotto. Ospite dell’incontro Vanna Iori, ordinario di Pedagogia generale e sociale all’università Cattolica di Milano, parlamentare e membro della Commissione Giustizia e della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. L’evento sarà introdotto da Luigina Mortari, direttrice del dipartimento Filosofia, pedagogia e psicologia dell’Università di Verona. A dialogare con Vanda Iori anche Elda Baggio, docente di Clinica Chirurgica e Claudia Zoli, docente di Scienza delle finanze.
Il tema dell’incontro. “Il cambiamento dei macroscenari economici e sociali in atto – spiega Iori – ci interpella fortemente e ci chiede di rinnovare strategie e orientamenti che riguardano le politiche e i servizi per il welfare. Povertà economica è anche povertà educativa e sociale. Particolarmente drammatica è la situazione dei minorenni. Le politiche rivolte alle vecchie e nuove povertà materiali e immateriali dovrebbero incentrarsi non solo sui interventi diretti a favore delle categorie più vulnerabili. Ma occorre affrontare la situazione su più fronti e offrire alle famiglie servizi integrati, oltre a lavorare sui contesti territoriali per arrestare la dissoluzione del tessuto solidaristico e la chiusura familiare nel guscio dell’isolamento”.
Quale modello di welfar dunque? “Primo punto, offrire servizi anziché denaro – risponde Iori – L’Italia è il Paese europeo che investe in percentuale meno risorse in servizi reali e più risorse in benefit monetari. L’assistenza sociale oggi comporta una spesa di 51 miliardi di euro. Di questi solo il 10% si trasforma in lavoro sociale, mentre il 90% va in trasferimento economico. La prevalente monetizzazione delle prestazioni (a scapito dei servizi) genera assistenzialismo e non empowerment. Secondo punto: migliorare efficacia, equità, efficienza. Oggi abbiamo risorse scarse ma soprattutto male utilizzate: interventi frammentati, settoriali, categoriali. terzo punto: innovazione e flessibilità nei soggetti coinvolti. Non solo le pubbliche amministrazioni, nella gestione diretta, ma potenziare le integrazioni con il terzo settore come le cooperative sociali, privato sociale e non, aziende (welfare aziendale), associazioni di volontariato e parrocchie, associazioni sportive, educative, culturali. Questa prospettiva integra, e non si sostituisce, al welfare pubblico a cui conferire la governance”.
23.10.2014