EnerWater è il primo progetto cui partecipa l'università di Verona a essere finanziato nell'ambito di Horizon2020. Una ricerca di respiro europeo, che punta a rendere efficiente il sistema di trattamento delle acque reflue e promette imoprtanti ricadute anche in Veneto. Ne abbiamo parlato con Francesco Fatone, coordinatore scientifico per l'Italia e ricercatore di Impianti chimici di ateneo.
Il progetto Horizon2020 EnerWater si occupa di “water-energy nexus”, contribuendo a risolverlo con un approccio tipicamente ingegneristico. Ingegneria, dunque partiamo dai numeri: in Europa circa l'1% dei consumi di energia elettrica è legata ai depuratori delle acque reflue urbane, mentre in Italia ogni cittadino consuma circa 40-50 kWh all’anno per questo servizio. Si stima che in Italia l’energia elettrica consumata nei depuratori costi circa 1 miliardo di euro all’anno. Gli impatti di questi consumi non sono solo economici, ma anche ambientali. Si pensi, ad esempio, che negli Usa le emissioni di gas serra legate al servizio idrico integrato sono pari a circa 5% delle emissioni globali. Il progetto Horizon2020 EnerWater affronta queste problematiche puntando all’efficientamento energetico degli impianti di trattamento delle acque reflue. Andremo a lavorare su 65 depuratori europei, 15 dei quali in Italia, e svilupperemo tecniche e metodi standard per la certificazione energetica dei depuratori delle acque reflue urbane. Un risultato pratico e tangibile che, a fronte di quanto già osservato in altri settori (i.e. edilizia, domotica, etc), sarà ragionevolmente volano per forti risparmi energetici nella gestione delle risorse idriche. Il progetto durerà tre anni e il finanziamento concesso della Comunità Europea è di circa 2 milioni di euro.
Qual è il ruolo dell'ateneo e in particolare del gruppo di ricerca da te coordinato all'interno del progetto che vanta partner europei?
L’ateneo veronese punta all’internazionalizzazione, da un lato, e a supportare le aziende del territorio, dall’altro. EnerWater integra queste missioni di UniVerona in un solo progetto europeo relazionando interattivamente le multiutility locali con il miglior scenario internazionale della ricerca e dell’innovazione. Difatti, al progetto, cui partecipano le Università di Santiago di Compostela (Spagna), Cranfield (UK) e Colonia (Germania), ha aderito su nostro invito anche la multi-utility Etra SpA, che si confronterà e interagirà sinergicamente con altre water utilities tedesche, inglesi e spagnole, anch’esse partner del progetto. Università ed aziende europee dell’acqua, insieme per il risparmio energetico.
Horizon2020 ha premiato l'ateneo scaligero per la capacità di mettere le proprie conoscenze e competenze scientifiche a servizio dell'innovazione. Obiettivo che coincide con la vocazione del gruppo di ricerca water-related di ateneo. Vuoi raccontarci di altri progetti di cui vi state occupando o che vi hanno visti "portatori di innovazione" in tema di acqua sia sul territorio che a livello mondiale?
Dopo la conferenza EcoSTP2014 che abbiamo ospitato lo scorso giugno nel Palazzo della Gran Guardia e al Polo Zanotto di Verona, il ruolo di leadership internazionale dell’ateneo veronese nel settore dell’acqua non è più una sorpresa. EnerWater è il primo progetto Horizon2020, ma si aggiunge alla lista di progetti europei (programmi FP7, LIFE+, IEE, COST) che riguardano l’acqua e l’ambiente cui il gruppo di Ingegneria chimica dell’Ambiente e dei Bioprocessi del dipartimento di Biotecnologie sta partecipando. Questa leadership permette al nostro ateneo di essere eccellente sia a livello scientifico che applicativo, facilitando le interazioni con le realtà territoriali. Al momento abbiamo progetti europei in corso per la produzione biotecnologica di idrogeno, metano, bioplastiche e fertilizzanti da flussi di scarto, come fanghi di depurazione ed effluenti zootecnici. Ci stiamo inoltre occupando di ridurre le emissioni di potenti gas serra (come metano ed ossidi di azoto) legati alla depurazione delle acque reflue e dei rifiuti liquidi. Oltre a fondi europei, diverse aziende private si avvalgono della nostra competenza tecnica e scientifica: stiamo sviluppando processi per recuperare biogas e biopolimeri dai pannolini biodegradabili o da Forsu in Trentino e da fanghi di depurazione a Carbonera (Treviso); ottimizzando i processi del depuratore di Catania (in uno dei progetti più grossi attualmente in corso in Italia); recuperando risorse da allevamenti a Cipro; recuperando biogas dagli sfalci di erba. Quanti fondi riusciamo ad attrarre? Dal 2012 ben oltre 800 mila euro, più del 70% su progetti europei. Il futuro? Solo al momento abbiamo altri quattro progetti europei, Horizon2020 e Life+ in valutazione, dove abbiamo coinvolto anche Acque Veronesi, l’Azienda Gardesana Servizi, l’Arpav, Alto Trevigiano Servizi, il Consiglio di Bacino ATO Veronese ed altre industrie venete. Se finanziati andremo a innovare il monitoraggio del Lago di Garda, la bonifica delle acque di falda in Valpantena, e altro, inserendoli in uno scenario di casi innovativi europei.
RD
14.11.2014