Università e internazionalizzazione. Questi i temi dell’ultimo dei dieci incontri della rassegna “Educazione, cultura e bene comune”, tenutasi al Polo Zanotto, a cura del Collegio Universitario Femminile “Don Nicola Mazza”. Ospite della conferenza Massimo Cacciari, filosofo, politico e accademico veneziano. L’evento, coordinato da Alessandra Tomaselli, delegata del rettore alla Didattica, è stato aperto dai saluti del rettore Nicola Sartor, ai quali è seguito l’intervento di Lidia Angeleri, delegata del rettore all'Internazionalizzazione.
Istruire o educare? “Universitas – ha spiegato Cacciari– significa unione e rappresentava in origine l’accordo di diverse nazioni, tradizioni, che si ritrovavano all’interno della sede fisica dell’ateneo”. Dunque, un’istituzione che nasce dalla volontà di fare incontrare differenti civiltà, legate da uno scopo comune: formare le persone.
“Se si pensa all’Università come espressione di una sede comune da cui trasformare e rinnovare, allora essa deve educare, cioè ex-ducere, portare fuori. Se la si intende come comunicazione di informazioni, di tradizioni e saperi da inculcare nello studente, allora essa deve istruire, da in-struere, ovvero infilare dentro. È evidente che educare è molto più difficile che istruire”.
Prospettive future. “L’elemento internazionale – ha proseguito Cacciari – è fisiologico nell’università, proprio perché nasce da processi di integrazione. Ma ciò che caratterizza da sempre questa istituzione è l’interezza, l’uno, che raccoglie le differenze, le assimila e le preserva. In questa sede c’è comunicazione, c’è la capacità di tradursi gli uni con gli altri, c’è la consapevolezza di fare un discorso di senso, di civiltà, di missione comune. Vi è l’assoluto bisogno che l’Università prosegua in questo compito, continui a educare al mondo globale, ossia metta in condizione gli studenti di tradurre la propria cultura con le altre”.
16.12.2014