Nella serata di mercoledì 17 dicembre il ministero dell’istruzione, università e ricerca ha reso note le cifre del fondo di finanziamento ordinario assegnato alle università statali nel 2014. Verona è tra gli atenei che ricevono un finanziamento maggiore rispetto all’anno precedente. Nel 2014 l’Ffo complessivo è di 92 milioni di euro contro gli 87.600.000 euro del 2013, con un aumento percentuale pari al 5.09. Viene così premiata l’eccellenza dell’ateneo scaligero che spicca soprattutto nelle voci che determinano la cosiddetta “quota premiale”, vale a dire le performance ottenute nella ricerca e le attività nell’ambito della didattica.
“Nella serata di ieri (mercoledì 17 dicembre ndr) abbiamo ricevuto con grande piacere la notizia relativa al fondo di finanziamento ordinario attribuito al nostro ateneo – spiega il rettore Nicola Sartor – Un segnale importante, non solo per il valore economico in sè ma, soprattutto, per la conferma che l’ateneo di Verona continua ad essere tra i migliori d’Italia. Dovremo ora analizzare con attenzione quali sono le componenti che ci hanno premiato in modo da sapere come adattare al meglio le politiche future per mantenere uno standard qualitativo elevato. Queste risorse in più vengono tipicamente accantonate per finanziare investimenti, non solo di tipo immobiliare ma anche nell’ambito dell’innovazione tecnologica. Una decisione che il consiglio di amministrazione dell’ateneo prenderà entro febbraio una volta chiuso il bilancio 2014 e determinato l’avanzo di gestione”.
Ma la vera novità riguarda l’introduzione, nella determinazione del fondo agli atenei, del costo standard di formazione per studente in corso, il nuovo parametro in base al quale quest’anno è stato assegnato il 20% (circa 1 miliardo di euro) della quota base del finanziamento pubblico alle università. “Una novità – si legge nel comunicato del ministro Stefania Giannini – che segna una svolta: si passa da una distribuzione basata sulla spesa storica della quota più sostanziosa dei fondi pubblici ad una ripartizione che tiene gradualmente conto delle differenze fra atenei di offerta formativa, numero di studenti in corso, costo medio dei professori e dei diversi contesti infrastrutturali e territoriali in cui operano le università, compresa la differente capacità di reddito delle famiglie”.
19.12.2014
Sara Mauroner