Marzo si è concluso con il quarto appuntamento del ciclo “Al passo con l'informazione”, organizzato dal giornale studentesco Pass Magazine. Protagonista dell'incontro Tiziana Cavallo, responsabile dell'ufficio Comunicazione dell'università e docente a contratto. Ha portato in aula il complesso tema del “Mojo”, ovvero il mobile journalism, che si sviluppa in parallelo al continuo progresso tecnologico. Infatti, il mobile journalist si differenzia dal tradizionale per il fondamentale ruolo che detengono smartphone e tablet nell'adempimento del suo lavoro e per la sua immersione totale nel fatto che va a descrivere.
Cos'è il Mojo? “Il mobile journalism si caratterizza innanzitutto per la quasi assenza di editing, ovvero manipolazione”, ha affermato Tiziana Cavallo. Infatti, questa nuova tipologia di giornalista riprende tutto ciò che vede senza distinzioni e il suo intervento consiste solo nel commento alle immagini che scorrono sotto lo sguardo suo e del pubblico. Un'altra fondamentale qualità del Mojo consiste nel fatto che tutto ciò che riprende è in live streaming e in collegamento diretto con i social media, che sono aggiornati di continuo. Si verifica così una grande interazione tra il giornalista e l'audience, che grazie al web ha la possibilità di commentare e rispondere.
I limiti. Come tutte le grandi novità, anche il Mojo presenta alcuni vincoli, in particolare la questione dell'oggettività e la definizione dei confini di questa nuova figura professionale. “Il giornalismo oggettivo non esiste neppure nel mobile journalism” ha spiegato Cavallo “anche se la notizia e l'informazione all'apparenza sembrano più immediate”. Il giornalismo, quindi, che sia mobile o meno, rimane soggettivo. “A complicare la questione, si pone la dovuta critica su come distinguere un mobile journalist da un banale turista munito di telecamera nello smartophone. Al di là del fatto che il primo riprende con un definito obiettivo in mente, sembra ancora necessario trovare nuove misure per definirlo in modo appropriato”.
Quando pensa che si svilupperà questa nuova figura professionale in Italia? “Sinceramente, mai”, ha risposto con schiettezza la docente. “Nel nostro Paese, infatti, sembra che non ci sia un'evoluzione parallela tra i mezzi di comunicazione. Troppo utopico immaginare il raggiungimento di una mentalità che possa comprendere e utilizzare questa interazione tra strumenti di comunicazione. La colpa di questa lentezza nazionale è spesso dovuta alle università, che non promuovono e valorizzano nuovi sistemi e procedure”.
Gli eventi. Il prossimo appuntamento si terrà venerdì 17 aprile nell’aula 1.5 del Polo Zanotto, palazzo di Lettere. Interverrà Armando Rotondi, docente di Management dell'editoria.L’ingresso è libero.
1.04.2015