Mi chiamo Valentina Savietto e sono una dottoranda dell’università. Sono iscritta alla Scuola di dottorato in Scienze umanistiche, in particolare al corso di dottorato in Letterature straniere e Scienze della letteratura (ciclo 27°). La mia tutor è la professoressa Isolde Schiffermüller, mentre il tutor alla mia sede di cotutela (Otto-Friedrich-Universität Bamberg, DE) è il professore Friedhelm Marx. La mia tesi di dottorato “Kunst und Künstler im Erzählwerk Klaus Manns” viene redatta in lingua tedesca.
Il mio progetto di ricerca verte sull’autore tedesco Klaus Mann (1906-1949), primogenito del molto più celebre padre Thomas Mann, e mira ad indagare la tematica artistica nelle sue principali opere di narrativa. Tramite la focalizzazione sulla questione dell’arte, il mio progetto intende non solo conferire il giusto rilievo a quest’intellettuale, tradizionalmente considerato come uno scrittore di secondo rango, ma soprattutto offrire una nuova prospettiva di ricerca, sconnessa dai fili conduttori più noti, quali la letteratura di genere (omosessualità), la dipendenza dalle droghe, il complesso d’inferiorità rispetto al padre e l’impegno prettamente politico. Klaus Mann non fu infatti soltanto uno dei principali attori della lotta antifascista in Europa (sino al 1938), e poi negli Stati Uniti (1939-1944), bensì egli si qualificò lungo l’arco della sua esistenza quale personaggio poliedrico e versatile, aperto tanto alla danza, quanto al teatro, al cabaret, alla letteratura e al giornalismo. La ricchezza di tanti spunti emerge dunque anche nelle sue opere di prosa, quali i romanzi Der fromme Tanz (1925), Treffpunkt im Unendlichen (1932), Symphonie Pathétique (1935), Mephisto (1936) e Der Vulkan (1939), alcuni dei quali sono totalmente sconosciuti al pubblico italiano, mentre altri, soprattutto il romanzo satirico con al centro Hendrik Höfgen (tradizionalmente identificato con Gustaf Gründgens) sono noti nei termini di esemplificazione di letteratura impegnata. Fondamentale per il mio approccio è un’analisi basata sugli Intermedial Studies, che permettono di scandagliare le reciproche influenze fra diverse forme d’arte o di comunicazione, sia a livello tematico, sia strutturale. Symphonie Pathétique, ad esempio, ha per titolo l’ultima sinfonia del compositore russo Pyotr Ilyich Ciajkovskij, il protagonista del romanzo, indizio che suggerisce una ripartizione “sinfonica” del materiale narrativo. Nel complesso, il mio progetto di ricerca vuole inserirsi nelle più recenti prospettive in ambito letterario, rivisitando un autore ancora non sufficientemente conosciuto a livello internazionale.
Anche grazie alla borsa di studio che ho vinto tramite il Bando Cooperint ed. 2014, e quindi ai fondi del 5×1000, ho potuto svolgere le mie ricerche per sei mesi presso la sede di cotutela, Bamberg, andando ad approfondire il materiale raccolto l’anno precedente a Berlino, presso una delle università più prestigiose al mondo, la Freie Universität. Anche in questo caso, il mio soggiorno in qualità di visiting scholar era stato finanziato tramite una borsa di studio Cooperint (ed. 2012). Queste due esperienze mi sono state particolarmente utili, perché ho potuto accedere a risorse molteplici e diversificate, nonché a materiale d’archivio, altrimenti difficilmente consultabile dall’Italia. Simili opportunità andrebbero incentivate per tutti i soggetti che si avvicinano ad un percorso di ricerca scientifica, che si vorrebbe il più possibile interdisciplinare e di ricezione internazionale. Fare ricerca è un modo per confrontarsi, maturare, arricchire un sapere che dovrebbe essere universale, acquisendo competenze critiche e analitiche di grande spessore. Spero che altri dottorandi come me e giovani ricercatori abbiano la possibilità di soggiornare all’estero, per poter godere di un importante contributo in termini di qualità e di scambio rispetto al loro studio e al loro lavoro quotidiano.
13.04.2015