Il festival del cinema di Venezia, giunto alla sua 72° edizione, si è appena concluso. La cerimonia del 12 settembre ha diviso letteralmente in due l’opinione della critica e quella della giuria presieduta da Alfonso Cuarón, che ha deciso di premiare con il Leone d’Oro il controverso film venezuelano di Lorenzo Vigas Desde Allá, che tratta della relazione perversa di Armando, un uomo benestante che possiede un’azienda odontotecnica, con Elder, un giovane ragazzo di strada violento ed egoista.
Per quanto riguarda il Leone d’Argento per la migliore regia, se l’aggiudica l’argentino El Clan, pellicola che descrive le attività criminali (uno di questi il sequestro di persone altolocate) della famiglia Puccio all'indomani della caduta del regime militare di Videla. Anomalisa, il lungometraggio d’animazione di Charlie Kaufman e Duke Johnson che ha trovato pareri positivi da entrambe le parti, ottiene meritatamente il Gran Premio della Giuria, raccontando con l’uso dello stop motion la perdita dell’identità e l’eccesso di conformismo della società odierna. L’Italia può comunque sorridere, perché Valeria Golino ritorna a casa con la seconda Coppa Volpi grazie alla grandiosa interpretazione di Anna nell’ultimo lavoro di Giuseppe Gaudino Per Amor Vostro, che racconta la condizione talmente precaria della protagonista da non conoscersi più. La Coppa Volpi come migliore attore è andata a Fabrice Luchini, protagonista nel film L’Hermine vincitore anche del premio come migliore sceneggiatura, mentre al giovane Abraham Attah va il Premio Marcello Mastroianni come miglior attore emergente.
Durante la manifestazione, oltre alle pellicole, ci sono stati incontri con autori dal mondo del cinema, della musica e dello spettacolo, da Alessandro Gassman a Gianni Amelio, passando per l’evento che venerdì 11 tutti aspettavano: l’arrivo a Venezia del cantante Vasco Rossi. Di tutti questi appuntamenti, Giuseppe Tornatore, regista affermato e Premio Oscar con Nuovo Cinema Paradiso, ha affermato che, a differenza del passato, difficilmente si ricorderà il nome del film vincitore del Leone d’Oro. Approfittando di questa dichiarazione, una domanda sorge spontanea: che cosa è rimasto di questo festival?
Molti sono i lungometraggi che, nelle varie categorie, hanno saputo intrattenere al punto giusto il pubblico e la critica. Everest, il film di Baltasar Kormákur che ha aperto ufficialmente il festival, racconta le gesta di alcuni alpinisti alle prese con la dura e tortuosa scalata verso la vetta più alta del mondo; altrettanto dura è la vita di Sonia protagonista in Un Monstruo De Mil Cabezas (pellicola che ha inaugurato Orizzonti, la categoria dedicata agli autori emergenti), costretta ad azioni illegali pur di salvare il proprio marito malato di tumore. Nei giorni seguenti si sono susseguiti alcuni film interessanti sotto l'aspetto tecnico e di contenuto. Il secondo giorno è stato il turno della tematica giovanile, dal rapporto tutt'altro che stabile tra la figlia scappata di casa e i genitori nella commedia drammatica Looking for Grace al bambino obbligato a diventare uno spietato soldato dopo un colpo di Stato in Beasts of No Nation, del regista della acclamata serie tv True Detective Cary Fukunaga.
Il venerdì può essere ricordato come "la giornata criminale", grazie al documentario di Renato De Maria prodotto e distribuito dall'Istituto Luce Cinecittà Italian Gangsters sulla vita di alcuni personaggi della malavita a partire dal secondo dopo guerra, e al film più atteso della serata, Black Mass, con Johnny Depp nella parte dello spietato Jimmy Whitey Bulger, uno dei criminali più influenti nella "tranquilla" città di Boston. Sempre nella capitale del Massachusetts è ambientato Spotlight, pellicola che tratta della incredibile vicenda di pedofilia di alcuni sacerdoti di religione cattolica che i giornalisti del "Globe", tra i quali spicca l'interpretazione di Mark Ruffalo e Micheal Keaton, devono portare alla luce. Il film che ha messo d'accordo la critica sia nazionale che internazionale è l'ultima fatica di Alexander Sokurov Francofonia. L'autore, Leone d'Oro a Venezia 68 con Faust, cerca di raccontare il museo del Louvre nella sua storicità, in un viaggio che va dai quadri più illustri alla impersonificazione delle icone che lo hanno arricchito e protetto.
Sabato è stato il turno del primo film italiano in concorso. L'attesa di Piero Messina, opera che non ha trovato giudizi unanimi da parte del pubblico e della critica, ha saputo trattare con delicatezza e intimità il tema del lutto, grazie a una commovente interpretazione di Juliette Binoche. I riflettori erano rivolti tuttavia all'ultimo lungometraggio del premio Oscar Tom Hooper (Il discorso del re), che con The Danish Girl è riuscito a emozionare pubblico del Lido con una regia pulita e intensa come la visione di un quadro, e con una interpretazione eccelsa di Eddie Redmayne nella parte del giovane pittore danese Einar Wegener che si trova a dover prendere coscienza della propria inclinazione sessuale, diventando così la giovane Lili Elbe. Domenica ha visto invece il ritorno di Luca Guadagnino con un cast stellare, da Ralph Fiennes a Tilda Swinton, i quali interpretano i due protagonisti diA Bigger Splash, film che narra la storia d'amore tra la rock star Marianne Lane e il giovane fotografo Paul, relazione che verrà tuttavia sconvolta dal ritorno dell'ex fidanzato e produttore discografico Harry.
Rabin, The Last Day è l’ultimo lavoro di Amos Gitai, un racconto sulle ultime ore del presidente israeliano Yitzhak Rabin, ucciso da un giovane studente universitario dopo aver terminato una manifestazione. L’autore cerca di andare a fondo alla vicenda, mostrando non solo l’inadeguatezza nella difesa del Primo Ministro, ma anche l’assoluta responsabilità del popolo e delle istituzioni nell’aver isolato Rabin da quel processo progressista che avrebbe portato pace e serenità in Cisgiordania. Lunedì è stato presentato anche Non essere cattivo, pellicola di Claudio Caligari recentemente scomparso a causa di una grave malattia. Il film porta sullo schermo una realtà dimenticata. La periferia viene descritta nella sua crudeltà, mostrando due protagonisti con storie complesse e difficili da gestire, condannati dalla stessa società a dover lottare in un ambiente avvolto dalla droga e dalla criminalità.
Il martedì è stato il momento della premiazione del Leone d’Oro alla Carriera a Bernand Tavernier, preceduta dalla proiezione di uno dei suoi capolavori La vie et rien d’autre. Inoltre Marco Bellocchio, a tre anni di distanza da Bella Addormentata, ha presentato ufficialmente il suo ultimo film Sangue del mio sangue, film estremamente complesso ma affascinante, nel quale Bellocchio con assoluta libertà racconta nella città di Bobbio due storie completamente scollegate, una con protagonista una suora accusata dalla Chiesa di aver condotto il sacerdote del convento verso il peccato, l’altra con al centro le vicende di un conte-vampiro che vive ormai da anni proprio in quella struttura nella quale si svolge la prima storia, ma che, per colpa di un ispettore del Ministero, è costretto a decidere se vendere o meno il palazzo.
La giornata di mercoledì vede il ritorno di Brian De Palma, quest’anno premiato con la Jaeger-Le Coultre Glory to the Filmmaker Award in occasione della presentazione del documentario di Noah Baumbach e Jake Paltrow De Palma, il quale ripercorre la carriera del regista del New Jersey, protagonista del rilancio di Hollywood assieme ai suoi colleghi Steven Spielberg, Martin Scorsese, George Lucas e Francis Ford Coppola. Laurie Anderson, artista statunitense, sorprende la critica il pubblico di Venezia con Heart of a Dog, documentario assolutamente personale dove racconta le sue esperienze di vita, dal suo rapporto con il cane Lolabelle alle sue opinioni politiche dopo la caduta delle Torri Gemelle avvenuto l’11 settembre 2001.
Franco Maresco, dopo il successo di Belluscone – una storia siciliana, torna al Lido con Gli uomini dei questa città io non li conosco. Vita e teatro di Franco Scaldati, lungometraggio che racconta la vita altalenante di Franco Scaldati, autore di opere teatrali in dialetto siciliana, sconosciuto al pubblico italiano e dimenticato da quello locale. Sempre nella giornata di giovedì è stato presentato Remember, pellicola di Atom Egoyan con protagonista un Christopher Plummer davvero incredibile. Il regista ha voluto concentrarsi sul tema della memoria e del dolore che i sopravvissuti di Auschwitz hanno patito e di come l’uomo stia piano piano dimenticando l’orrore e i segni della guerra, come il protagonista Zev, affetto di demenza senile. Il tutto viene mostrato con un tocco tragicomico, in grado di strappare in alcune scene qualche sorriso allo spettatore in sala.
Nel complesso, Venezia si è dimostrata all'altezza delle aspettative, mischiando la presenza di attori dalla fama mondiale e film di indubbia qualità. Al di là delle polemiche sui premi assegnati, che come ogni hanno danno vita a discussioni e a riflessioni sui film in concorso, la mostra diretta da Alberto Barbera è stata capace di spaziare su diversi tematiche e diversi stili, dall’animazione al documentario, dai film inchiesta a quelli drammatici, sottolineando come anche Venezia possa puntare a essere una manifestazione di alto livello. In questo momento, ci sta riuscendo a pieni voti.
16.09.2015