L'università ha voluto ricordare il 23 novembre Roberto Ferrarini, docente di enologia dell'ateneo scomparso nel 2014, con l'inaugurazione di un'aula a lui dedicata a Villa Lebrecht, sede universitaria di San Pietro in Cariano. Ferrarini è stato scienziato e innovatore nel settore della viticoltura, stimato a livello nazionale e internazionale come uno dei più valenti professionisti del settore e amato dall’intera comunità accademica.
La giornata è stata aperta dai saluti del rettore Nicola Sartor e di Paola Dominici, direttrice del dipartimento di Biotecnologie. Sono intervenuti gli amici e colleghi Serge Dubois, presidente dell'Unione internazionale degli enologi, Pierre-Louis Teissedre, docente di Enologia all'università di Bordeaux e Maurizio Ugliano, docente di Scienze e tecnologie alimentari di ateneo. Le conclusioni invece sono state affidate a Giovanni Vallini, docente di Microbiologia agraria di ateneo, nonché collega e amico di Ferrarini. "E' stato un grande enologo e soprattutto un grande formatore – ha spiegato Vallini – aveva la tenacia di chi svolge il proprio lavoro con passione e competenza".
Roberto Ferrarini. Acuto innovatore, attento ricercatore e grande formatore: sono i tratti caratteristici del professor Roberto Ferrarini che uniti alla capacità di trasferire questi saperi alle imprese ne hanno fatto un punto di riferimento chiaro per l’enologia veronese, soprattutto quella della Valpolicella dove viveva, italiana e anche in internazionale. Per questo ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile la sua prematura scomparsa, avvenuta a sessantuno anni, il 23 novembre 2015 a Santiago del Cile dove era in attesa di rientrare in Italia dopo aver partecipato al congresso mondiale dell'Oiv, l'Organizzazione internazionale della vite e del vino, di cui era membro come rappresentante del ministero dell'Agricoltura italiano. Dopo la Laurea in Agraria all’Università di Bologna nel 1979, aveva svolto attività di ricerca e di insegnamento nell’Ateneo emiliano prima di approdare nel 2002 all’Università di Verona, al corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia. Aveva all’attivo una dozzina di brevetti internazionali, più di cento pubblicazioni scientifiche e tecniche, oltre ad aver gestito la responsabilità di cantine sperimentali di atenei ed enti pubblici, reparti di ricerca e sviluppo di aziende private e universitari. Era stato eletto nel 2009 “Enologo dell’Anno” dalla guida dei vini Gambero Rosso e nel 2013 è stato insignito del titolo di Benemerito dell’Agricoltura Veneta. All’Università di Verona era promotore del network Oenoviti International tra i centri più prestigiosi europei ed extraeuropei della formazione universitaria in ambito viticolo/enologico e del programma Erasmus Mundus, sempre nel medesimo ambito, nonché animatore locale dell’iniziativa OenoDoc (International Joint Doctorate Programme). Dotato di una innata e instancabile voglia di conoscenza, aveva portato avanti ricerche d’avanguardia tra cui quelle sui vini a basso tenore di alcool senza rinunciare ad elevate caratteristiche organolettiche; quelle sulle procedure d’avanguardia nelle fasi di appassimento delle uve destinate alla produzione dell’amarone; quelle sulla flottazione per la chiarifica dei mosti, e ancora quelle sulla criomacerazione. Una voglia di conoscenza che lo ha portato a viaggiare per conoscere le aree tradizionali di produzione vitivinicola del mondo, ma anche quelle nuove e ritenute marginali, come la Georgia e l’Azerbaijan, alla riscoperta di tradizioni antiche magari per declinarle in versione aggiornata a produzioni di qualità.
24.11.2015