SMARTY-Plant, acronimo di “Scale-up of low-carbon footprint Material Recovery Techniques for upgrading existing wastewater treatment Plants”. È questo il titolo della ricerca dedicata alla gestione dei depuratori coordinata dall’università di Verona. Lo studio è stato selezionato dalla Comunità Europea tra le 174 proposte presentate nel settore “Water research and innovation” di Horizon 2020, il più prestigioso programma europeo di finanziamento di Ricerca, sviluppo e innovazione. Il progetto, realizzato in collaborazione con Alto Trevigiano Servizi, Ats, è stato presentato il 16 marzo a Palazzo Balbi a Venezia. Nell’occasione sono intervenuti Francesco Fatone del dipartimento Biotecnologie dell’università di Verona e coordinatore internazionale del progetto, l’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, Marco Fighera presidente di Ats e Daniele Renzi coordinatore del progetto per Ats.
Il progetto SMART-Plant prevede la ristrutturazione degli impianti di depurazione esistenti con tecnologie innovative che consentono il recupero di materia rinnovabile, come cellulosa, biopolimeri, fertilizzanti e acqua, e la successiva lavorazione fino alla produzione di beni di consumo recuperati. L’obiettivo è la chiusura della catena del valore. Le attività saranno condotte misurando sperimentalmente le emissioni di gas serra e l’impatto ambientale, la percezione e partecipazione sociale, e le ricadute economiche, in un’ottica di economia circolare e recupero sostenibile, che supera il tradizionale concetto di “produzione-smaltimento”. Smart-Plant, che ha un budget complessivo di 9,6 milioni di euro, coinvolge 25 partner europei: 17 piccole e grandi aziende, di cui 7 water utilities, oltre a 8 università e Centri di Ricerca. In Italia il sito di innovazione sarà il depuratore di Carbonera, in provincia di Treviso, gestito da Alto Trevigiano Servizi, unica water utility italiana partner del progetto. A completare il panel di partner italiani, l’università di Roma “La Sapienza” e la piccola-media impresa SCAE, con sede a Dueville, in provincia di Vicenza. Oltre all’Italia, SMART-Plant prevede la partecipazione di altri Paesi europei come Spagna, Germania, Olanda, Inghilterra, Grecia, Portogallo, e paesi extra-UE come Norvegia, Svizzera e Israele. “Esistono tecniche sostenibili – ha sottolineato Fatone – che ogni anno possono permettere di recuperare, dagli scarichi domestici di ogni cittadino, circa 7 kg di cellulosa, oltre 3 kg di biopolimeri, 1 kg di fosforo ed oltre 4 kg di azoto SMART-Plant verifica la validità sul campo queste soluzioni, realizzando una piattaforma europea che dimostrerà come sia fattibile e sostenibile integrare i nostri depuratori urbani e trasformarli in impianti di recupero, con forti impatti economici e sociali, oltre che ambientali, che andremo chiaramente a quantificare nell’ambito del progetto”.
“Ancora una volta – spiega l’Assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin – il Veneto si dimostra realtà virtuosa con questo progetto che riguarda la depurazione: grazie alla sinergia messa in campo abbiamo ottenuto un grande risultato che andrà a beneficio di tutti. Il progetto SMART-Plant consolida l’attenzione per l’ambiente del Veneto e attraverso un esempio di economia circolare riesce a rimettere in circolo quello che viene recuperato dagli scarti”. “Il ruolo delle water utilities in SMART-Plant – ha spiegato il presidente di ATS Fighera – è dimostrare come le nostre aziende possono trarre forte valore aggiunto dalla depurazione, visto in passato come un settore marginale del servizio idrico. Essendo una realtà costituita da soci pubblici possiamo e dobbiamo aspirare ad essere primi attori nel mercato circolare, rendendo un servizio più sostenibile all’utente e alle generazioni future. Un importante punto di forza di questo progetto è il mix equilibrato nella collaborazione tra realtà pubbliche come Università ed ATS e le PMI private del territorio: SMART-Plant dimostra come l’Italia ed il Veneto possono essere capofila di innovazione a livello europeo”. “Il depuratore di Carbonera – ha aggiunto Daniele Renzi di Alto Trevigiano Servizi – diventerà la macchina operativa del progetto. Oltre a depurare i composti inquinanti con maggiore efficienza e minori costi, avremo in particolare un recupero biologico di fosforo e di biopolimeri. Il primo è un importante componente essenziale dei concimi e dei mangimi animali, le cui riserve mondiali sono in via di esaurimento. La produzione di biopolimeri da scarti di depurazione consentirebbe una riduzione dei fanghi da smaltire del 30-40% e la conseguente produzione di plastica non più a partire dal petrolio ma dagli scarti dei nostri scarichi. Il nostro ruolo in SMART-Plant è quantificare i benefici ambientali ed economici di tali tecnologie, da condividere poi con le altre aziende del Servizio Idrico italiane”.
17.03.2016