Tra il 5 e il 16 settembre 2016 un'équipe del dipartimento Culture e Civiltà di ateneo, sotto la direzione di Patrizia Basso, ha portato a termine una seconda campagna di scavo nell'area dell'anfiteatro romano di Aquileia, dopo quella condotta nel 2015. Le indagini hanno rivelato che almeno parte delle murature dell’edificio si conservano in alzato anche per 170 metri in altezza: in particolare l’apertura di una lunga trincea di scavo in prosecuzione di quella aperta l’anno scorso ha permesso di verificare l'intera sezione dell’anfiteatro, a partire dalla galleria esterna, da ove entrava il pubblico, fino all'arena, ossia allo spazio ove si svolgevano i combattimenti dei gladiatori e la caccia agli animali.
“Assieme al rinvenimento nel 2015 di una poderosa e finora ignota platea ellittica all’esterno dell’edificio – ha spiegato Basso – le scoperte di quest’anno costituiscono grandi novità scientifiche e ci permetteranno con il proseguo delle ricerche e con le analisi al C14, paleobotaniche e archeometriche, che avvieremo alla fine dello scavo, di definire in dettaglio gli aspetti tecnico-costruttivi dell’edificio e le datazioni delle diverse fasi di vita del sito nel corso dei secoli. Un altro dato di grande interesse emerso con gli scavi 2016 è una calcara larga circa 4 metri dove vennero bruciate per far calce tante pietre prelevate dalle antiche murature”.
L’intervento è stato condotto su concessione di scavo ministeriale, in accordo con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, nel terreno demaniale ubicato presso palazzo Brunner in via Roma. Ai lavori hanno partecipato studenti della laurea magistrale in Quaternario Preistoria e Archeologia delle università di Ferrara, Verona, Trento e Modena, oltre a studenti, dottorandi e dottori di ricerca dell'università di Verona, con il supporto logistico della ditta Sap e in particolare di Alberto Manicardi. Il 14 settembre il cantiere di scavo è stato aperto alla cittadinanza nell'ambito di una serie di iniziative promosse dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, dalla Fondazione Aquileia, dall'Associazione Nazionale per Aquileia.
L’anfiteatro romanodi Aquileia era interamente costruito su un sistema di murature autoportanti, come l’arena veronese. Tale dato ribadisce la sua assoluta monumentalità e la complessità della sua costruzione che dovette richiedere un importante quantitativo di materiale lapideo e maestranze altamente qualificate.L’edificio è stato oggetto nel tempo di diverse indagini archeologiche,a partire da alcuni scavi occasionali nel 1700 e a inizi 1800 fino a più rigorosi, ma sempre parziali scavi realizzati fra fine Ottocento e inizi Novecento a opera di Enrico Maionica e poi nel 1934-35 e nel 1946-47 da Giovanni Brusin. Dopo la metà del Novecento questa costruzione così importante e monumentale della città non era mai più stata oggetto di indagini.
16.09.2016