Venerdì 24 febbraio alle 10, villa Lebrecht a San Floriano ospiterà il convegno internazionale “Drosophila suzukii: esperienze europee e italiane per la gestione del carpofago su vite”. L’evento è organizzato dal dipartimento di Biotecnologie dell’università di Verona e quello di Agronomia, animali, alimenti, risorse naturali e ambiente dell’università di Padova, in collaborazione con il Consorzio vino Valpolicella. La mattinata di studi sarà l’occasione per un confronto tra scienziati, enologi e rappresentanti del mondo produttivo sulle ricerche condotte sulla Drosophila suzukii, un insetto dannoso sulla vite soprattutto sulle uve a bacca rossa.
In Veneto i vitigni autoctoni Corvina e Rondinella sono particolarmente sensibili a questo insetto, originario del Sud-est asiatico e segnalato per la prima volta in Europa e in Italia nel 2009, che sta causando ingenti perdite economiche in numerosi paesi europei. Il convegno darà quindi l’opportunità agli addetti ai lavori del settore vinicolo di confrontarsi con scienziati ed esperti per fare il punto sulla situazione in atto e sulle strategie da impiegare per far fronte a questo problema per le produzioni del territorio.
Ad aprire il convegno sarà Paola Dominici, direttrice del dipartimento di Biotecnologie dell’università di Verona, Maurizio Borin, direttore del Dafnae dell’università di Padova e Olga Bussinello, direttrice del Consorzio Vino Valpolicella. Numerosi gli interventi di docenti e ricercatori che faranno il punto sulla situazione delle colture, in particolare del Veneto e del territorio. A conclusione dell’evento, il dottor Giuseppe Pan, assessore dell’Agricoltura della Regione Veneto, presenterà il “Programma di contenimento biologico delle popolazioni di Drosophila suzukii in Veneto” finanziato dalla legge di stabilità regionale 2017. Tale progetto prevede un lancio massiccio e mirato del parassitoide Trichopria drosophilae al fine di contenere in modo naturale la popolazione di Drosophila suzukii.
“Nel tentativo di controllare questo pericoloso insetto – ha spiegato Nicola Mori, docente a contratto del dipartimento di Biotecnologie dell’università di Verona – si sta incrementando l’impiego di sostanze chimiche applicate dall’invaiatura fino alla raccolta nelle diverse colture, provvedimento che comporta l’innalzamento dei costi e che potrebbe risultare rischioso per i consumatori e l’ambiente. Al fine di trovare strategie di difesa efficaci, innovative ed ecosostenibili, la Comunità Europea ha finanziato un progetto di ricerca specifico. Inoltre anche a livello nazionale, regionale e territoriale sono stati finanziati progetti di ricerca per studiare la biologia, l’ecologia, la dannosità e le diverse possibilità di contenimento di questo insetto su vite.”
20.02.2017