Il Centro piattaforme tecnologiche dell’università di Verona organizza per mercoledì 19 Aprile, in Gran Guardia, una giornata dedicata allo studio dei genomi.
La decodifica del genoma umano ha favorito lo sviluppo di nuove tecnologie di lettura del DNA che hanno radicalmente cambiato le possibilità di studio dei genomi, aprendo la strada alla genomica personalizzata e alla medicina di precisione.
“Questi progressi ci hanno permesso di espandere enormemente le nostre conoscenze sul genoma – spiega Massimo Delledonne direttore del Centro piattaforme tecnologiche dell’università – fino alla caratterizzazione delle regioni non-codificanti che regolano l’espressione genica, ma anche di sperimentare i limiti del ri-sequenziamento dovuti alla necessità di genomi di riferimento. Il programma della giornata è stato ideato al fine di mostrare quanto l’unione tra la tecnologia ed il nostro grado di conoscenza ci consenta oggi di superare le limitazioni che spesso ci imponiamo, permettendoci di sequenziare, assemblare ed annotare genomi individuali sia umani che di altri organismi”.
Tra i relatori della giornata ci sarà Elena Cattaneo, senatrice a vita, docente all’università degli Studi di Milano, direttore del "Laboratorio di Biologia delle Cellule Staminali e Farmacologia delle Malattie Neurodegenerative" del Dipartimento di Bioscienze e co-fondatore e direttore di UniStem, il Centro di Ricerche sulle Cellule Staminali dell'università di Milano., con un intervento dal titolo: “Il ruolo dell’etica per l’efficienza ed efficacia della scienza: lezioni dal passato e prospettive per la ricerca in Italia”.
Claudio Franceschi, docente dell’università di Bologna e membro delPersonal Genomics Spin-off dell’università di Verona,pioniere degli studi sui centenari in Italia e nel mondo, presenterà, nella relazione “La genetica dei centenari: il sequenziamento di 122 genomi italiani”,i dati del progetto relativo al sequenziamento ad alta copertura di 84 genomi di semi-supercentenari (soggetti oltre i 105 anni) e di 38 controlli giovani analizzati grazie ad una collaborazione tra l’Università di Bologna e di Verona ed il Nestlè Institute of Health Sciences.
12.04.2017