L’incontro personale con la sociologia, intrecciandosi con l’importanza della disciplina in diversi campi, diventa protagonista dell’intervento degli esperti intervenuti alla tavola rotonda “La sociologia con gli occhi degli altri: la spendibilità del sapere sociologico”, di lunedì 16 ottobre, al polo Santa Marta. L’incontro scaligero si inserisce così all’interno di un’iniziativa di più ampio respiro, qual è la Settimana della Sociologia, che dal 13 al 20 ottobre, abbraccia, con una serie di eventi, l’intero territorio nazionale.
Diverse sono le parole chiave che Tiziana Cavallo, responsabile dell’area comunicazione d’ateneo, ha assegnato alle relazioni esposte dagli ospiti della tavola rotonda: da “conoscenza” a “relazioni”, da “metodo” a “valutazione”, fino a “convergenza”, tutti strumenti che, nelle esperienze vissute e raccontate dai relatori, sono connessi all’applicazione e alla funzione sociologica nei vari settori professionali. È con la condivisione degli incontri personali di ogni ospite, infatti, che la spendibilità del sapere sociologico dagli occhi degli altri è diventata fonte di riflessione per chiunque abbia partecipato all’incontro.
“Non tutti possono essere sociologi, ma chi opera in un campo in cui si rappresentano gli interessi degli altri, che sia un giurista, un economista o un imprenditore, dovrebbe per lo meno pensare sociologicamente”, ribadisce Luigi Bassani, direttore di Confagricoltura Veneto e presidente di Agri.Bi, ente bilaterale dell’agricoltura veronese. Riflettendo sulla volta in cui una neolaureata gli propose di ospitare dei detenuti, con pena scontata e in libertà vigilata, per un lavoro di progressivo reinserimento nel mondo del lavoro, Bassani sottolinea l’importanza che la sociologia riveste nel suo settore, e non solo, da quel primo approccio a oggi. “Io rappresento gli interessi di uno spicchio della società nei confronti del resto della torta. È giusto conoscere e far viaggiare i propri interessi in sintonia con quelli del resto del corpo sociale”, continua l’esperto. La sociologia diventa, quindi, nell’esperienza di Bassani, un fondamentale “strumento di conoscenza della società, cioè degli individui che sono organizzati, in questo caso, nel mondo dell’agricoltura”. Non può che essere d’accordo Cavallo, che da giornalista professionista ha analogamente accolto l’incontro con questa disciplina come pilastro portante del suo mestiere: leggere sapientemente i fatti e i mutamenti che investono la società è un principio cui si può ottemperare anche mediante un approccio positivo e costruttivo alla sociologia. Una concreta rivalutazione del sapere sociologico all’interno del settore cronachistico si può constatare, infatti, anche nel bagaglio formativo-culturale dei giornalisti: “Buona parte dei miei colleghi, oggi, sono sociologi” sottolinea Cavallo.
Non di minore importanza, l’intreccio che si intesse, dagli anni Quaranta a oggi, tra il servizio sociale e il mondo della sociologia. A farsi testimone di questo rapporto dai frutti maturi, Daniela Liberati, specialista del coordinamento dei servizi per adulti e bambini. L’esperta parla chiaro: “Il servizio sociale, un tempo inteso come arte, ha acquisito metodo soprattutto grazie alla sociologia, che ne ha supportato il percorso e lo sviluppo”. È, poi, Elena Zenga, responsabile dell’ufficio di statistica del Comune di Verona a infondere di importanza sociologica l’interpretazione del dato statistico, offrendo agli astanti uno spaccato della realtà locale veronese.
Ciò che, infine, hanno sottolineato Michele Bottari, di Rete economia solidale Verona, Maria Scudellari, direttore responsabile dei consultori Ulss 9 Verona, e Giovanna Lonardi, mediatrice familiare Aims, è l’importanza dell’essere un punto di riferimento per chi, nel settore di ognuno di loro, ne abbia la necessità.
La sociologia diventa, così, un abile strumento per sostenere e leggere le componenti e le trasformazioni della società; di quello che ci accade attorno ogni giorno, anche da un punto di vista locale. Si pensi a una realtà come il quartiere di Veronetta; se dal 1997 ha cominciato a farsi approdo di flusso migratorio, trasformandosi in breve tempo in quello che comunemente è stato definito “ghetto”, nel passaggio dal 2009 al 2010 qualcosa cambia. Non solo in quegli anni è avvenuto il ricongiungimento familiare dei migranti insediativi – e quindi uno spostamento e allargamento verso la zona Golosine e Santa Lucia – ma, soprattutto, determinante è stato il ruolo e l’affluenza degli studenti al polo universitario. In questo caso si è assistiti a un particolare mutamento, qual è una gentrificazione dell’area, ciò a dire la trasformazione di un quartiere popolare in una zona di pregio.
La sociologia, dunque, non si limita a un mero studio da accantonare una volta concluso, piuttosto è un sapere che si fa tangibile nella quotidianità e nel cambiamento costante che avviene sotto i nostri occhi.