L’autonomia dei robot è al centro di una riflessione critica e attuale per le ricadute che i nuovi dispositivi potranno avere sulla società, dal campo della produzione industriale a quello del trasporto privato e pubblico. Di salute si occupa invece il progetto Ars (Robot chirurgico autonomo), il cui workshop iniziale, che si è tenuto il 30 e 31 ottobre al dipartimento di Informatica dell’università di Verona, ha raccolto una trentina di ricercatori provenienti dalle migliori università d’Europa e degli Stati Uniti. L’incontro è stato occasione per discutere dello stato e delle prospettive di sviluppo delle tecnologie per l’autonomia in chirurgia robotica e degli aspetti legali ed etici legati all’adozione di queste tecnologie.
Progetto Ars, ideato dal dipartimento di Informatica dell’università di Verona, si propone di sviluppare una metodologia unificata per la progettazione di robot che siano in grado di operare in modo (semi)autonomo in ambienti, come quello della chirurgia, in cui la qualità delle prestazioni e la sicurezza sono della massima importanza. Il progetto ha ricevuto un finanziamento di 2 milioni 750 mila euro da parte dell’European research council (Erc), tramite il bando Advanced Grant, vinto quest’anno da solo una decina di progetti in tutta Europa, a testimonianza della solidità della proposta veronese.
“Al momento, il numero di robot chirurgici in uso nel mondo è molto basso, circa 3000, e questi dispositivi non sono autonomi, ma guidati in ogni istante da un chirurgo esperto – spiega Paolo Fiorini, docente di Sistemi di elaborazione delle informazioni dell’università veronese e coordinatore del progetto. – La prospettiva di un robot chirurgico autonomo, o anche solo dotato di qualche funzione autonoma, comincia a essere discussa solo adesso”.