In un’aula gremita del polo didattico Zanotto, si è tenuto giovedì 16 novembre, il nuovo appuntamento del ciclo tematico di conferenze con oggetto l’Europa, le sue prospettive, identità ed eredità. Relatore d’eccezione Ernesto Galli della Loggia, storico e giornalista italiano, editorialista del Corriere della Sera. A presentarlo Renato Camurri, docente di Storia contemporanea.
L’incontro è stato occasione per discutere dei temi legati ai principi di unità, alla sua difficoltosa quanto reale applicazione, e identità, percorrendo le diverse fasi storiche, dalla sua nascita sino ad oggi. Centrali, nella riflessione sostenuta da Galli della Loggia, gli aspetti contraddittori dell’Unione europea.
Erano gli anni del secondo conflitto mondiale, quando nascevano gli ideali che avrebbero ispirato la creazione dell’Unione europea: la pace, l’unità e la prosperità. Ma l’Europa, per utilizzare le parole di Galli della Loggia, “è nata sull’idea che il passato non contasse, che bisognasse in qualche modo rifiutarlo, per ripartire da zero”.
Ma come è possibile dare vita a un nuovo soggetto politico ignorandone le radici?
Spinelli, Rossi, Hirschmann e Colorni, padri del Manifesto di Ventotene, uno dei testi fondativi dell’Europa, avevano indicato la via da seguire per creare un’Europa dei popoli, preferendo allo Stato nazionale, contro cui si erano scagliati con feroce polemica, uno Stato federale, con un esercito comune; richiedendo un’attenzione maggiore ai cittadini e alla loro partecipazione attiva alla vita politica e pubblica, alla loro libertà di movimento, così come a quella delle merci;. Denunciando il potere troppo forte delle banche e la necessità di superare l’economia capitalistica che, dal loro punto di vista, era una delle cause che aveva portato l’Unione europea alla rovina. “Possiamo, ahimè, affermare che l’Europa di oggi ha tradito, in parte, quel progetto iniziale” ha raccontato Galli della Loggia.
Sono passati più di sessant’anni da quando sono state gettate le prime basi dell’Unione europea ma ancora fatichiamo nel trovare dei termini, in comune accordo, per definirla o nel capire come vorremmo diventasse. Di una cosa è certo il giornalista: “non può esistere un soggetto politico che prescinda dal passato, dalla cultura, dalla storia, dalla lingua. Ogni identità etnica è definita da una lingua. Voler concepire una formazione politica solo sulla base del diritto e dell’economia non funziona, perché la politica ha bisogno del legame sociale, che può essere rafforzato o indebolito da fattori economici e politici, ovviamente”.
E ancora: “Nell’identità europea ci sono delle grandi diversità che rendono difficile costruire una fase identitaria comune. Un elemento che è fondamentale per tutte le identità è la religione. Forse il primo elemento che connota l’identità di un gruppo umano. Tutta l’Europa è cristiana ma ci sono almeno tre confessioni religiose, cattolici, protestanti, ortodossi, che per secoli sono state in lotta tra loro, ognuna con rapporti diversi tra la religione, lo Stato e il potere”.
Il giornalista si è soffermato su diversi aspetti dell’Europa, quali il problema linguistico, quindi l’incapacità di avere una lingua comune, a seguito del goffo tentativo di inserire l’esperanto; storico e politico, con le nette differenze tra est e ovest con, da una parte, l’est anti comunista e molto nazionalista, e dall’altra, l’occidente antifascista, internazionalista e con una storia più democratica; economico, con la costituzione del mercato unico, con un benefico effetto unificante, e l’adozione della moneta unica che, al contrario, ha drammaticamente diviso l’Europa e creato un forte sentimento anti-europeista.
“Bisogna decidere cosa vuole essere l’Europa come soggetto politico. La strada è quella del costruire, recuperare la dimensione politica. Ci sono tre vie davanti: divenire una confederazione, uno stato federale o una unione economica. Cosa vogliamo fare?” ha concluso Galli della Loggia, lasciando aperto il quesito alla platea dei presenti.