“Le malattie reumatiche: tra dolore e disabilità” è il convegno che si è tenuto il 7 aprile, al palazzo della Gran Guardia, in cui si sono riuniti autorità sanitarie, medici specialisti di medicina generale e farmacisti. Gli addetti ai lavori hanno fatto il punto sul problema della reumatologia e sulla sua attuale gestione per condividere e continuare a migliorare le attività di prevenzione, diagnosi e terapia. Maurizio Rossini, direttore dell’Unità operativa di Reumatologia e della Scuola di specializzazione in Reumatologia dell’ateneo, ha fatto il punto sui nuovi percorsi diagnostici e terapeutici con uno sguardo attento alle opportunità che la ricerca offre. Leonardo Punzi, direttore dell’Unità operativa di Reumatologia dell’azienda università-ospedale di Padova, ha fornito un quadro completo sui progetti della Regione Veneto per la prevenzione, la diagnosi precoce e la gestione terapeutica coordinata di tali patologie.
“L’attività di Reumatologia di Verona è iniziata negli anni Novanta – ha spiegato Rossini, che è anche stato il coordinatore scientifico dell’evento – e oggi è sede della Scuola di specializzazione in Reumatologia dell’università. Sono circa 5000 a oggi i pazienti affetti da artrite reumatoide seguiti nel centro scaligero, dei quali circa 800 in trattamento con farmaci biotecnologici e 1500 pazienti affetti da artrite psoriasica di cui circa 300 trattati con farmaci biotecnologici. Per quanto riguarda la spondilite anchilosante, il centro segue circa 350 pazienti, di cui circa 150 curati con farmaci biotecnologici. A questi si aggiungono alcune centinaia di pazienti affetti da altre forme di spondiloartriti. A rendere possibile la loro presa in cura e il trattamento con farmaci altamente innovativi la collaborazione con l’università. L’attività di ricerca, infatti, va di pari passo con l’innovazione sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico.”
Secondo il ministero dell’Istruzione e della Ricerca, la Reumatologia veronese è ai primi posti a livello nazionale in termini di produzione scientifica sia quantitativa che qualitativa. Uno dei punti di forza è la realizzazione di percorsi diagnostico-terapeutici dedicati, in modo da garantire il più possibile al paziente una tempestiva diagnosi e un’appropriata presa in carico. L’altro aspetto fondamentale è quello dell’innovazione. Infatti, anche grazie all’attività di ricerca, il centro è dotato delle migliori strumentazioni. Inoltre, si stanno svolgendo studi clinici che riguardano lo sviluppo di nuovi farmaci per l’artrite e l’osteoporosi. Potendo combinare l’attività clinica con quella di ricerca, anche il personale del centro ha modo di acquisire esperienza sia nelle comuni pratiche assistenziali, sia nella valutazione e gestione di tecniche diagnostiche e di farmaci innovativi, a vantaggio dei pazienti.