Lorenzo Lotto è uno degli artisti più originali del Rinascimento veneziano. Non del tutto compreso all’epoca, è stato poi riscoperto, riconoscendo il suo anticonformismo e la sua innegabile importanza nel panorama della pittura del Cinquecento. Presentata venerdì 15 giugno, il 19 sarà inaugurata al Museo del Prado di Madrid la mostra “Lorenzo Lotto ritrattista”, curata da Enrico Dal Pozzolo, docente di Storia dell’arte moderna nell’ateneo veronese, e da Miguel Falomir direttore del Prado. L’esposizione si trasferirà poi, dal 5 novembre, alla National Gallery di Londra, dove rimarrà fino al 10 febbraio 2019.
La mostra si focalizzerà sul Lotto ritrattista, capace di raffigurare uomini, donne e bambini in composizioni ricche di simbolismo e intrise di grande profondità psicologica.
“La mostra si propone di raccontare al grande pubblico internazionale in cosa consiste la grandezza e la diversità di Lorenzo Lotto ritrattista. E lo fa portando in mostra il meglio della sua produzione”, spiega il professor Dal Pozzolo. “La selezione è stata molto rigorosa, evitando opere di qualità minore, in stato di conservazione mediocre e con eventuali interessi commerciali sottesi. La particolarità dell’esibizione sta nell’autentico lavoro di ricerca, che si è concentrato soprattutto sulla dimensione sociale e materiale espressa dai ritratti. Da un lato c’è stata una verifica documentaria sulla committenza, dall’altro sui contesti e gli oggetti rappresentati. Quindi, se in un ritratto un gentiluomo tiene in mano un libro o una balestra, accanto al quadro troveremo in mostra un libro o una balestra analoghi e dell’epoca”.
Lorenzo Lotto è stato spesso considerato un autore “provinciale”, oscurato, nella sua Venezia, dalla fama di Tiziano.
“Lotto seppe senza dubbio elaborare una visione molto originale, alla quale ha voluto rimanere coerente per tutta la vita. Pagandolo a caro prezzo. È vero che Lotto fu un pittore provinciale, non per mentalità o doti, ma perché si mosse più a suo agio in provincia. Forse, non avendo un carattere molto competitivo, le metropoli in cui si trovò a operare come Venezia e Roma, furono per lui estenuanti in tal senso. In provincia”, conclude Dal Pozzolo, “trovò quegli spazi che gli consentirono di esprimere la sua vena peculiare in piena libertà: ne sortirono alcune delle invenzioni più innovative dell’intero Cinquecento europeo”.