Un colloquio magistrale con una delle più grandi figure del panorama letterario italiano contemporaneo, su temi quali il significato di “essere donna”, l’amore e la letteratura, senza tralasciare alcuni scorci di vita privata. Dacia Maraini è stata l’illustre ospite che il 19 giugno, al Polo Zanotto, ha tenuto una lezione che ha incantato un’intera aula gremita di studiosi, curiosi e lettori appassionati.
L’intervento della scrittrice è stato organizzato dalla scuola di dottorato in Scienze umanistiche, diretta da Arnaldo Soldani, con la collaborazione di Raffaella Bertazzoli, docente di Letterature comparate, e di Juan Carlos de Miguel dell’università di Valencia, che ha definito Dacia Maraini come: “La più grande ambasciatrice della cultura italiana all’estero, soprattutto in America e in Giappone. È una donna molto attiva, tiene lezioni in tutto il mondo.”
A seguito del riepilogo delle più note opere dell’autrice, il focus si è spostato sul suo ultimo romanzo “Tre donne. Una storia d’amore e disamore” edito da Rizzoli. L’universo femminile è l’asse portante dell’intera produzione della Maraini, che questa volta narra la storia di tre generazioni: nonna, madre e figlia dividono lo stesso appartamento, costituendo quasi una sorta di gineceo. Presto questa convivenza, forse un po’ forzata, causerà delle tensioni interne per l’arrivo di un uomo, che inclinerà l’andamento della vicenda segnando una svolta in chiave di “morte versus vita”. L’opera configura un triplice assetto: è una ricognizione della società contemporanea, perché affronta le tematiche della precarietà, del lavoro, dei giovani; è un’indagine sul rapporto uomo-donna ma anche una riflessione sul rapporto fra le donne. I rimandi letterari sono molti, da Goldoni con la Locandiera, alla quale si è ispirata per il personaggio di Gesuina, sino a Flaubert con Madame Bovary, fonte creativa per la caratterizzazione di Maria. Dacia Maraini sostiene che la storia letteraria sia costruita sulle relazioni che si instaurano fra le opere, per cui la letteratura “è un fatto di rimandi da un ramo all’altro, come fa il Barone rampante di Calvino saltando di albero in albero. In questo caso i rami sono le letture che ci accompagnano nel corso della vita”.
Proprio discutendo delle digressioni di cui non riesce a fare a meno, l’autrice passa al tema dell’amore rievocando il concetto dell’Amor cortese medievale, un momento storico fondamentale che “per la prima volta valuta l’ingegno delle donne e conferisce loro dei diritti attraverso l’amore”. Diritti che con il ’68 e il femminismo cambieranno totalmente il costume sociale, poiché “la diversità delle donne è storica, non biologica” e se per questo motivo è stato relativamente “facile” raggiungere la parità con la legge, non lo è altrettanto ottenerla nella mentalità. La storia ha un peso ingente e nonostante ci siano molte possibilità in più nel mondo emancipato, “non bisogna dimenticare l’esistenza di spazi in cui l’emancipazione viene ancora vista con astio”.
Ultimo tema affrontato è quello del viaggio, che diviene occasione per raccontare alcuni retroscena dell’esperienza in Africa vissuta con Alberto Moravia, Pierpaolo Pasolini e Maria Callas. “Maria era di una tale potenza sul palco che quando compariva lei sparivano tutti gli altri. Avevo un po’ di soggezione, ma ero prevenuta. Sulla scena era un drago, nella vita invece molto fragile”. Per parlare del rapporto speciale che legava la cantante a Pasolini, Dacia Maraini sceglie l’espressione “amore platonico”, dichiarandone convintamente l’esistenza di fronte all’esitazione di un interlocutore.
Un dibattito vivace, una donna dal profilo ineguagliabile che dà voce alle donne della storia passata e di quella futura e che non dimentica di citare le numerose altre personalità di spicco della letteratura femminile, come Lalla Romano, Elsa Morante, Natalia Ginzburg, Maria Messina e Fausta Cialente. Questo è l’universo di Dacia Maraini.