Angelo Zago, docente di Economia industriale del dipartimento di Scienze economiche, ha vinto il premio “Christophe Baron Prize for the Best Conference Presentation“, conferito dall’American Association of Wine Economists per la miglior presentazione, al congresso annuale tenutosi dal 10 al 14 giugno alla Cornell University a Ithaca (USA). Il professor Zago ha presentato i risultati preliminari di un progetto di ricerca, condotto con il collega Philippe Bontems della Toulouse School of Economics, che analizza l’impatto della qualità sull’organizzazione industriale dei settori economici con un modello economico applicato al settore del vino.
“La presenza di un’impresa in più stadi produttivi, se da una parte consente di appropriarsi di una fetta maggiore di valore, dall’altra richiede investimenti significativi, che non tutte le imprese possono intraprendere”, spiega il professor Zago. “Questa è una situazione abbastanza comune nel mondo produttivo, così come le scelte che ne derivano. Si pensi ad un’impresa che produce tessuti da vendere ad imprese che producono vestiti. Questa impresa, per valorizzare la propria produzione, potrebbe decidere di produrre anche i vestiti, scegliendo di essere presente in più di uno stadio della catena del valore, la cosiddetta integrazione verticale”.
Il progetto di ricerca premiato analizza questi fenomeni proponendo un modello economico-matematico generale e un’applicazione specifica al settore del vino.
“Partendo da quanto si può osservare anche nell’economia veronese – si pensi alle aziende viticole della Valpolicella, per esempio – viene sviluppato un modello nel quale si considerano imprese eterogenee, alcune più efficienti di altre, che devono sostenere investimenti significativi per valorizzare maggiormente le loro produzioni. Si pensi ad esempio alla trasformazione delle uve in vino, all’imbottigliamento del vino, alla vendita nei mercati esteri. In alternativa, possono vendere i loro prodotti, ad esempio le uve, ad altre imprese specializzate in quella fase del processo produttivo. Una caratteristica abbastanza peculiare, ma non esclusiva, del settore del vino, poi, è la presenza di cooperative che trasformano le uve per conto dei loro soci, configurando quindi una situazione nella quale gli investimenti sono effettuati non dalla singola impresa ma congiuntamente da un gruppo di imprese”.
Il modello proposto nel progetto mostra come in equilibrio siano le imprese più efficienti a investire in più fasi della catena del valore, mentre quelle meno efficienti preferiscono optare per la vendita della loro produzione ad altre imprese. Infine, le imprese di produttività intermedia possono coordinarsi per fare investimenti congiunti, ovvero associarsi in cooperativa.
“Il progetto di ricerca sta, dunque, sviluppando un modello originale abbastanza generale da descrivere l’organizzazione industriale di molti settori produttivi, con una calibrazione e verifica empirica prevista per il settore del vino”, conclude Zago. “Per la verifica empirica del modello, è previsto l’utilizzo dei dati del Veneto e di altre regioni viti-vinicole. Una volta testato il modello, si procederà a valutare il ruolo e l’effetto della qualità delle produzioni, l’impatto della politica delle denominazioni di origine, delle politiche di promozione sui mercati esteri ed altre previste nel settore, insieme ai colleghi francesi della Toulouse School of Economics”.
Il professore ci ha parlato del suo progetto di ricerca.