“Sono convinto che la sinergia, per altro già in atto, tra le Malattie infettive e tropicali dell’università di Verona e dell’ospedale di Negrar farà del polo veronese in questo ambito un’eccellenza italiana”. È quanto ha detto Ettore Concia, direttore della Sezione Malattie infettive di ateneo, all’incontro per la stampa che si è tenuto lunedì 9 luglio nella sala convegni del nosocomio di Negra, durante il quale è stato presentato il nuovo l’IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) “Sacro Cuore Don Calabria” per le malattie infettive e tropicali. Quello di Negrar è il terzo IRCCS del Veneto con l’Istituto Oncologico Veneto di Padova e la Fondazione San Camillo del Lido di Venezia. Gli IRCCS in Italia sono cinquanta specializzati in varie discipline mediche.
Con il professor Concia – dopo gli interventi dell’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto e dei vertici dell’ospedale – hanno preso la parola anche il prorettore, professor Antonio Lupo, e il presidente della Scuola di Medicina e chirurgia, professor Alfredo Guglielmi, a dimostrazione della concreta collaborazione messa in campo dall’ateneo affinché il riconoscimento di IRCCS (decretato lo scorso 18 maggio dall’ex ministro Lorenzin) andasse a buon fine. Universitaria, infatti, è l’apicalità dell’Unità Operativa Complessa Malattie infettive e tropicali di Negrar, diretta da Zeno Bisoffi, docente associato dell’ateneo scaligero.
“Oggi festeggiamo un grande risultato per il “Sacro Cuore Don Calabria” – ha detto l’assessore Coletto – già Centro di riferimento regionale per le malattie d’importazione. Ma festeggiamo anche il connubio nella ricerca sulle malattie infettive e tropicali di due punte di diamante del Veneto: l’università di Verona e l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Connubio che deve sempre più consolidarsi al fine del raggiungimento di ulteriori risultati di eccellenza”.
L’università di Verona, d’altronde, è stata presente fin dall’inizio del percorso storico che ha portato all’IRCCS, come ha ricordato l’amministratore delegato dell’ospedale di Negrar, Mario Piccinini: “L’Unità Operativa di Malattie infettive e tropicali nasce nel 1989 come Centro per le Malattie tropicali, a sua volta istituito dalla Fondazione San Giovanni Calabria per le malattie tropicali. Al tavolo istitutivo della Fondazione erano presenti oltre alla Congregazione Don Calabria, il Cuamm-Medici con l’Africa e l’Unione Medica Missionaria Italiana (Ummi). Ma ad aderire alla nuova istituzione c’erano anche i docenti Giorgio Zanotto e Giorgio De Sandre con l’avvocato Giambattista Rossi, che tanto hanno fatto per l’Università di Verona”.
“L’IRCCS è il riconoscimento dell’attività di ricerca svolta. Quindi un plauso va al docente Bisoffi e alla sua équipe”, ha detto Antonio Lupo, che ha portato i saluti del rettore Nicola Sartor. “Non deve sorprendere il fatto che l’università di Verona abbia coadiuvato questo percorso di riconoscimento – ha affermato – È fondamentale che l’università collabori anche con gli ospedali fuori dalla rete universitaria. Pensare di rinchiudere l’ateneo nel recinto di Borgo Roma e Borgo Trento è, a mio avviso, ma anche del rettore e di molti miei colleghi, una visione miope: dove ci sono buone esperienze e buone professionalità abbiamo tutti da guadagnare. Naturalmente l’apicalità universitaria data al docente Bisoffi – ha concluso – fa sì che quello di Negrar ancora di più diventi anche ospedale di formazione. Da tempo gli studenti di alcune specialità svolgono il percorso formativo anche al “Sacro Cuore Don Calabria” con buoni risultati, il riconoscimento di IRCCS rafforza questo aspetto”.
Un concetto ribadito anche dal professor Guglielmi: “È un momento storico in cui le risorse sono limitate, la tecnologia incalza, c’è bisogno di finanziamenti per essere all’avanguardia nell’innovazione. L’integrazione è la sola via per essere competitivi e far sì che il Veneto resti tra le regioni virtuose non solo nell’ambito dell’assistenza ma anche in quello dell’attività scientifica e di formazione”.
L’incontro è stato concluso dal docente Bisoffi che ha illustrato le quattro linee di ricerca del nuovo IRCCS. Che sono: la malaria e le altre infezioni trasmesse da vettori; la strongiloidosi; le cosiddette “neglected tropical diseases”, cioè le patologie “dimenticate” dalla ricerca pubblica e privata perché interessano maggiormente le popolazioni povere del pianeta. Infine con il riconoscimento di IRCCS, l’UOC incrementerà la sua attività anche nell’ambito delle malattie infettive, in collaborazione con l’università di Verona e le Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. A questo proposito recentemente, nel laboratorio di biologia molecolare dell’UOS di Microbiologia dell’ospedale di Negrar, è stato condotta l’analisi di sequenza di 3 geni sull’espettorato di due diversi pazienti con problemi respiratori per l‘identificazione di micobatteri. I dati hanno evidenziato che le sequenze genomiche non corrispondevano a nessuna sequenza depositata in banche dati internazionali. L’Unità Patogeni Emergenti, laboratorio di riferimento europeo per le micobatteriosi dell’IRCCS San Raffaele ha confermato che si tratta di una specie non conosciuta e ne sta completando la caratterizzazione.