Che sia culturale, enogastronomico o sportivo, il turismo resta il protagonista indiscusso di ogni estate. Secondo l’inchiesta de “La Repubblica”, sulla base dei dati raccolti dal Barometro vacanze Ipsos-Europ assistance, il 62% degli italiani andrà in vacanza quest’anno, una tendenza in netto miglioramento rispetto a quattro anni fa. Quali sono, però, le caratteristiche del turismo moderno? E come è iniziata questa pratica? Ne abbiamo discusso con Riccardo Cella, docente di Storia del turismo del corso di laurea in Lingue e letterature straniere.
Quando inizia la storia del turismo? E quali sono le tappe principali?
Nell’antichità si parla di “prototurismo”, delle vacanze degli antichi romani che si recavano a Baia, nella costa campana vicino a Pozzuoli, uno dei pochi centri balneari. Oppure trascorrevano un periodo di otium nella villa in campagna. Uno dei primi tipi di viaggi è stato il pellegrinaggio, tipico di molte religioni oltre a quella cattolica. Con il “Gran tour” gli orizzonti si ampliano. Questa esperienza, che vivevano i nobili europei, soprattutto inglesi, rappresentava l’ultimo passaggio di un percorso di formazione. Il viaggio in Europa che durava anche tre o quattro anni era fondamentale per creare relazioni e visitare centri di produzione di cultura, come l’Italia dove si trovavano le università di Padova e Bologna. Il turismo moderno, inteso come turismo d’élite, nasce dopo la rivoluzione industriale e arriva fino ai giorni nostri.
Quali sono i nuovi tipi di turismo?
Il turismo nei luoghi dei film, ma soprattutto delle serie tv, che in Italia non è così sviluppato, eppure sta riscuotendo molto successo all’estero; c’è il “black tourism” cioè la visita del luogo in cui è avvenuta una tragedia, per esempio Ground zero, anche se considerarla una forma di turismo può sembrare bizzarro; molto in voga è il “turismo sportivo”, che riguarda appassionati di sport e tifosi, ma anche persone che si spostano durante il week end per dedicarsi ad attività all’aria aperta (passeggiate in montagna, arrampicate e immersioni).
Quali sono le nuove tendenze del settore?
Dal report di Booking.com 2017 sono emersi diversi aspetti: innanzitutto la pervasività della tecnologia, quindi per gli operatori del turismo è importante capire che tipo di reputazione si ha sul mercato attraverso le recensioni. Si è verificata una sorta di disintermediazione: il ricorso a un’agenzia di viaggi o a un tour operator è diverso rispetto al passato e sempre meno frequente; il secondo aspetto riguarda l’importanza delle esperienze emozionali. Non sono più i beni materiali a fare la differenza in una vacanza, ma sono le esperienze che si vivono; l’importanza di tutto ciò che è “locale” e il concetto di autenticità. Legata a questi aspetti è l’attenzione ai prodotti enogastronomici tipici. L’esperienza della Thailandia ne è un esempio: negli ultimi anni sta cercando di sviluppare in modo sostenibile l’agricoltura; infine, è emersa l’importanza dell’aspetto generazionale. In realtà, gli studiosi si contraddicono su questo tema. Il “silver tourism”, cioè il turismo delle persone tra i 55 e i 65 anni, si sta sviluppando molto. Tuttavia, le differenze tra fasce d’età non sono così evidenti. Da recenti studi è emerso che chi spende di più per il turismo, negli Stati Uniti, è la cosiddetta “Generazione X”, i genitori dei “Millennials”, per intenderci, contrariamente a quanto si pensava. Questo è legato alla condizione economica delle persone. Così come in Italia, a spendere per i viaggi, è soprattutto la popolazione adulta, che rappresenta una categoria importante e interessante per il mercato.
Che tipo di viaggio consiglia ai nostri lettori?
Invece di suggerire un viaggio o una meta specifica, consiglio di apprezzare il percorso. Nel libro “La mente del viaggiatore” di Eric J. Leed si legge che il viaggio ha tre momenti: partire, transitare e arrivare. Cercherei di recuperare la dimensione del transitare, del percorso, che è il momento più formativo del viaggio.