Il 31 agosto scorso è morto all’età di 96 anni il professor Luca Cavalli Sforza, fondatore della genetica di popolazione umana e autore di importanti studi sulla evoluzione biologica e culturale umane. Era stato allievo del professor Adriano Buzzati Traverso, uno dei fondatori degli studi genetici in Italia. Era uomo curioso di tutto e ricercatore di grande cultura in campi che vanno dalla genetica alla statistica, la storia, l’archeologia, l’antropologia, la linguistica ed altri ancora. La sua multidisciplinarietà gli permetteva di affrontare in modo originale i problemi e spesso risolverli. I suoi studi pioneristici sulla migrazione dell’uomo moderno dall’Africa negli altri continenti, iniziati con la analisi dei gruppi sanguigni, sono poi stati confermati ed approfonditi con il sequenziamento del DNA.
Si recò più volte in Africa ed in altre parti del mondo per prelevare campioni biologici e conoscere altre culture. In questi viaggi spesso avventurosi era sempre accompagnato dalla moglie, Alba Ramazzotti, nipote di Adriano e Dino Buzzati, donna di grande intelligenza ed eleganza. Fu il fondatore dello “Human Genome Diversity Project”, la controparte popolazionistica dello “Human Genome Project”. In tutte queste attività è stato affiancato da numerosi ricercatori che hanno diffuso la genetica in Italia e nel mondo. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali. Si è anche dedicato molto, negli ultimi anni, con la collaborazione del figlio Francesco, alla divulgazione della cultura biologica ed umanistica con libri ed interventi pubblici.
Non va dimenticato l’impegno antirazzista del professor Cavalli Sforza che, avendo dimostrato come i geni di tutti gli esseri umani siano uguali e si differenzino solo per pochi polimorfismi, si batteva contro coloro, come W.B. Shockley, l’inventore del transistor, che all’inizio degli anni ’70 sosteneva, senza basi scientifiche, l’inferiorità intellettuale degli individui di colore. Non posso non citare qui una memorabile e affollatissima assemblea all’Università di Berkeley durante la quale Shockley e Cavalli dibatterono l’argomento e che si concluse con un KO del pregiudizio antiscientifico.
Ho avuto la fortuna di lavorare sotto la sua direzione già come studente interno nell’Istituto di Genetica della Università di Pavia, e di seguirlo poi, dopo la laurea, all’Università di Stanford dove si era trasferito. Ne ricordo la competenza e l’entusiasmo che lo portavano talora a telefonarmi la sera a casa perché gli era venuta in mente una nuova idea di ricerca o doveva chiarirsi un dubbio.
Tornato in Italia, il mio legame con il Prof. Cavalli Sforza non si è interrotto, essendo io stato nominato assistente universitario nell’Istituto di Genetica di Pavia da lui diretto. Quando nel 1984 sono stato chiamato a fondare il gruppo di Biologia e Genetica della Università di Verona, non ho dimenticato il maestro e il professor Cavalli è stato invitato a tenere qui numerosi seminari per illustrarci i suoi ultimi studi, con la consueta chiarezza e il consueto entusiasmo.
Nella attuale sezione di Biologia e Genetica del dipartimento di Neuroscienze Biomedicina e Movimento, coordinata dalla professoressa Monica Mottes, rimane e rimarrà una importante traccia dei suoi insegnamenti.
PierFranco Pignatti
già docente ordinario di Genetica Medica