PROLUSIONE PER L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO 2018-2019
Ringraziamenti
L’inaugurazione di questo nuovo anno accademico riveste per me un particolare significato: esso infatti costituisce l’ultimo anno del mandato.
è dunque con speciale gratitudine che rivolgo in primo luogo a Lei, signor Presidente, il saluto mio e di tutti i presenti per aver voluto onorare con la Sua partecipazione l’inaugurazione dell’anno accademico.
Ella negli anni della sua Presidenza ha rivolto una costante attenzione al mondo della ricerca scientifica, ai suoi problemi, alle istituzioni che la rappresentano; più in generale, alle questioni legate alla istruzione, sottolineandone il valore in quanto strumento essenziale per la crescita della società civile e per lo sviluppo del Paese.
Grazie a tutti coloro che hanno voluto presenziare a questa solenne cerimonia. Mi rammarico di non avere potuto assicurare a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta la diretta partecipazione.
Si inaugura un nuovo anno accademico ed è tempo di tracciare un breve bilancio. Ma, prima di passare alla mia relazione, il mio pensiero è rivolto a quanti ci hanno lasciato, tra professori, ricercatori, amministrativi, tecnici, studenti, cui va il nostro grato ricordo.
Un preliminare bilancio di mandato
I)
Il mio mandato ha avuto inizio nell’ottobre 2013. Abbiamo subito voluto realizzare il pieno adeguamento alla riforma universitaria del 2010 con interventi di natura regolamentare e organizzativa. Abbiamo progressivamente introdotto requisiti procedurali e documentali ai fini dell’assicurazione della qualità. Lo abbiamo fatto grazie all’impegno straordinario di tutto il personale docente e tecnico-amministrativo.
Vorrei in proposito ricordare la importante riforma dello Statuto dell’Ateneo che ha modificato la composizione del Senato accademico includendovi tutti i direttori di Dipartimento. Ci siamo ispirati alla tradizione italiana di condivisione delle scelte mediante un sistema rappresentativo. Concorrono in tal modo alle deliberazioni le figure apicali delle unità in cui si articola l’Ateneo, individuate mediante elezioni tra tutte le componenti del personale.
La qualità è stata un principio-guida della nostra azione di riforma per il raggiungimento degli obiettivi, così come dei percorsi deliberativi, in coerenza con le indicazioni dell’Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca (A.N.V.U.R.). Abbiamo quindi introdotto nuovi modelli organizzativi, nuove procedure, nuove attività di controllo e sistemi di monitoraggio che possano individuare eventuali deviazioni e verificare il grado di raggiungimento dei risultati prefissati.
La riorganizzazione dell’Ateneo non sarebbe stata possibile senza l’apporto, anche critico, degli Organi accademici. Desidero anche ricordare l’appassionato contributo fornito dai delegati, dai direttori di dipartimento, dalla direttrice generale e da tutti i soggetti coinvolti nell’assicurazione della qualità. Tutti loro hanno manifestato un forte senso di appartenenza e la consapevolezza del ruolo pubblico svolto nell’interesse generale.
II)
Il nuovo contesto in cui agisce l’Università richiede costanti iniziative di aggiornamento professionale, ampliamento delle conoscenze e acquisizione di nuove competenze. Per soddisfare le nuove esigenze abbiamo realizzato e continuiamo a realizzare corsi di formazione dedicati a questi scopi. Non solo. Il perseguimento di obiettivi di elevata complessità, oltre che motivazioni di natura etica, ci hanno indotto a un impegno di costante riduzione del lavoro precario. Nel quinquennio sono state attuate 15 procedure di stabilizzazione, cui si sono aggiunte 20 assunzioni a tempo indeterminato di personale che usufruiva di contratti a tempo.
Nel reclutamento del personale docente, grande attenzione è stata posta al ricambio generazionale. Durante il mandato, sono stati assunti 90 nuovi ricercatori, di cui oltre la metà in possesso di dottorato di ricerca conseguito presso altro ateneo.
Alle iniziative in materia di personale si sono accompagnate quelle volte agli investimenti in immobili e in attrezzature per la ricerca.
Tra gli immobili, desidero ricordare l’avvio della costruzione di due nuovi edifici destinati ad attività di ricerca e didattiche per le due macroaree delle Scienze e dell’ingegneria e delle Scienze della vita e della salute. Oltre a ciò, è stata acquistata ed è in corso di ristrutturazione una porzione di immobile (Villa Eugenia in San Floriano) destinata a potenziare le attività nell’area della viticoltura e dell’enologia. Per queste finalità e per interventi di messa a norma degli edifici esistenti sono stati stanziati oltre 43 milioni di euro, interamente a carico del nostro bilancio. A breve, sarà soddisfatta la necessità di ampliare in modo significativo gli spazi per gli studi di Scienze giuridiche. Rimane forte il rammarico per non aver potuto avviare, a causa dell’assenza delle necessarie condizioni esterne, la progettazione e la realizzazione di una nuova biblioteca per la macroarea delle Scienze umanistiche. L’auspicio è che nei prossimi anni si possano verificare le condizioni per la realizzazione di tale progetto. Per la ricerca in campo umanistico, una biblioteca polifunzionale è un indispensabile strumento di ricerca. La biblioteca, inoltre, costituisce una risorsa fruibile da tutti i cittadini.
L’attività di ricerca nelle cosiddette “scienze dure” richiede la disponibilità di attrezzature scientifiche e di laboratori in grado di aumentare la competitività dei gruppi di ricerca in un contesto internazionale caratterizzato da elevata concorrenza nell’ottenere adeguati finanziamenti.
Dopo un triennio di rilevanti investimenti, per un ammontare superiore ai 5 milioni di euro, di sviluppo di nuovi modelli gestionali e di ampliamento nella qualificata compagine del personale tecnico di laboratorio, quest’anno abbiamo potuto inaugurare il “Centro per le Piattaforme Tecnologiche”. Oltre a costituire un significativo incremento e ammodernamento delle attrezzature scientifiche, si tratta anche di un modello organizzativo fortemente innovativo, che pone al centro le esigenze espresse da più gruppi di ricerca. Aggiungo che il Centro è accessibile anche a ricercatori esterni.
In un contesto in cui, per molti anni, sono stati ridotti gli stanziamenti ministeriali, questo Ateneo ha messo a disposizione rilevanti somme del proprio bilancio per sostenere sia la ricerca di base, sia la ricerca applicata, da svolgere quest’ultima in collaborazione con aziende e istituzioni. Attraverso il cofinanziamento della ricerca applicata questo Ateneo ha voluto fornire un contributo al processo di innovazione del tessuto produttivo. In tutti i casi, si è trattato di bandi competitivi che prevedono assegnazioni fondate sul criterio del merito, valutato da anonimi e qualificati “referees” esterni. Nel quinquennio, sono stati stanziati quasi 9 milioni di euro.
La disponibilità di risorse interne non deve, però, costituire un freno alla predisposizione di progetti di ricerca che consentano di partecipare ai bandi competitivi nazionali e internazionali. Auspichiamo che nei prossimi anni i nostri ricercatori possano incrementare il numero dei progetti finanziati da bandi esterni, superando i 56 milioni di euro da loro ottenuti nel quinquennio.
I positivi risultati conseguiti sul fronte delle attività di ricerca sono testimoniati, tra l’altro, dal giudizio di “eccellenza” riconosciuto dall’A.N.V.U.R. a 9 dei 12 dipartimenti, 5 dei quali hanno successivamente ottenuto un finanziamento straordinario per la realizzazione dei loro programmi di sviluppo.
La formazione di laureati rappresenta, congiuntamente all’attività di ricerca, la missione principale delle università. Il nostro Ateneo persegue con continuità il miglioramento dell’offerta formativa, ponendo particolare attenzione ai giovani meritevoli anche se privi di mezzi.
Sul fronte del diritto allo studio, è nostra consolidata tradizione erogare con tempestività le borse di studio a tutti gli aventi diritto, anticipando e, se necessario, integrando i fondi regionali. Negli ultimi due anni sono state ridotte le tasse dovute dagli studenti ben al di là di quanto stabilito dalle leggi dello Stato. Sono stati introdotti sgravi addizionali legati non solo alla situazione economica, ma anche al conseguimento di obiettivi di merito realistici ma al tempo stesso superiori a quanto disposto dalla legislazione. Nell’anno accademico appena concluso, quasi il 38 per cento degli iscritti ha visto ridursi gli oneri a proprio carico.
In coerenza con il dettato costituzionale, sono state introdotte verifiche dei saperi ritenuti indispensabili per poter affrontare con successo la formazione universitaria per pressoché tutti i corsi di laurea triennale. L’obiettivo primario è rappresentato dall’offrire ai giovani che intendono iscriversi occasioni per essere pienamente consapevoli delle proprie potenzialità; all’ateneo, rigorosi strumenti di selezione nei casi in cui la dotazione di infrastrutture e di docenti non siano tali da poter accogliere tutte le persone interessate alla nostra offerta formativa di base.
I risultati, in termini di attrattività dei nostri corsi di studio e di esiti occupazionali, sono assai positivi. Nel quinquennio, gli iscritti sono aumentati del 10%. La percentuale dei laureati triennali con titolo di studio ottenuto in altri atenei che si iscrivono ai nostri corsi di laurea magistrale è salita di quasi 10 punti percentuali, passando dal 32% del 2014 al 41% nel 2017. Circa gli sbocchi occupazionali, il 68% dei nostri laureati triennali in cerca di occupazione inizia la propria attività lavorativa entro l’anno: si tratta di 20 punti in più della media nazionale; 15 in più rispetto a quella del Veneto. I dati relativi agli sbocchi occupazionali dei laureati magistrali sono altrettanto rilevanti: l’85% di loro inizia l’attività professionale entro i 12 mesi successivi alla laurea, il 13% in più rispetto alla media nazionale. Concorre a ottenere tali risultati, oltre alla dinamicità del territorio, la ricca rete di accordi per lo svolgimento di stages e tirocini, che coinvolge oltre 12 mila soggetti esterni.
Costante è stato l’impegno ad ampliare le reti di collaborazione internazionale. Sul fronte della ricerca e della didattica, sono da anni attivi programmi per favorire la mobilità internazionale dei docenti e degli studenti. Inoltre, sul fronte della didattica, abbiamo ampliato gli accordi per il rilascio del doppio titolo, che ora riguardano 8 atenei di altri Paesi. Si è inoltre ampliato il numero di corsi di laurea magistrale erogati interamente in lingua straniera, ora pari a 8.
Quest’anno, ognuno dei 14 corsi di dottorato di ricerca fruisce di una borsa, cofinanziata dalla Comunità europea e dalla Regione del Veneto, riservata a laureati di altri paesi comunitari o a italiani che da un certo numero di anni abbiano svolto la loro attività all’estero. Il nostro ateneo, tra i pochi italiani, ha infine aderito alla associazione internazionale “Scholars at risk”, fondata nel 1999 presso l’Università di Chicago, finalizzata a offrire temporaneo asilo a ricercatori che risiedono in paesi in cui vengono gravemente minate le loro libertà di ricerca e di didattica.
Sono molti i temi per i quali il sistema universitario veneto collabora con l’amministrazione regionale. Durante questi anni abbiamo rilevato con soddisfazione significativi progressi nella condivisione delle iniziative in tema di ricerca applicata, grazie anche alla rafforzata collaborazione tra i quattro atenei veneti. Ne sono prova il progetto relativo alle “Reti innovative regionali” e la costituenda “Cabina di regia” per l’individuazione delle azioni e dei progetti mirati a contribuire allo sviluppo del sistema economico regionale. Rimangono ancora da sciogliere alcuni nodi originatisi alcuni anni fa.
Sul fronte della sanità, dopo un decennio è stato rinnovato il protocollo d’intesa relativo alla gestione dell’azienda ospedaliera-universitaria integrata. Sono ora necessari alcuni interventi attuativi dei nuovi accordi. Preme soprattutto sottolineare l’importanza di rimuovere i significativi differenziali retributivi per il personale universitario più giovane inserito in attività assistenziali. Data anche la maggiore lunghezza e complessità dell’iter formativo di un ricercatore, differenziali negativi a parità di mansioni alla lunga rischiano di estinguere il canale formativo verso le scienze mediche, con le gravi conseguenze per la collettività che tutti possiamo immaginare.
L’ateneo ha anche rafforzato le attività rivolte a soggetti esterni alla comunità universitaria. In questi ultimi anni, preoccupa non poco la superficialità con cui si diffondono nell’opinione pubblica notizie prive di fondamento scientifico e, frequentemente, l’assimilazione acritica delle stesse. Non nascondiamo la preoccupazione per alcuni effetti esercitati sulla qualità delle informazioni, soprattutto in campo scientifico, dai “social media”.
In tale contesto, auspichiamo che tutti i docenti e i ricercatori escano dalla “torre d’avorio” per fornire un contributo alla discussione. Si tratta di compiere uno sforzo di divulgazione impegnativo, in quanto si aggiunge alle attività didattiche, di ricerca e organizzative. In tale direzione si sono mosse alcune nostre iniziative. Ci siamo rivolti alla cittadinanza adulta durante la “Notte della ricerca”, allestendo banchetti informativi e presentando brevi relazioni su alcuni dei temi più dibattuti. Siamo financo andati nelle osterie, organizzando incontri per discutere su specifici temi di attualità. In tutti i casi, abbiamo illustrato lo stato attuale delle conoscenze e i risultati ottenuti usando un linguaggio quanto più semplice possibile e confutando, se necessario, le “false verità”.
Ci siamo rivolti a bambine e bambini organizzando la Kidsuniversity, iniziativa di grande successo, giunta alla quarta edizione, che ogni anno ha coinvolto più di tremila persone giovanissime con lezioni specifiche e visite ai laboratori. Per queste iniziative ringrazio tutte le Colleghe e i Colleghi che hanno dedicato le loro energie alla organizzazione degli eventi e coloro che si sono voluti cimentare in queste attività.
Questi risultati non sarebbero stati raggiunti senza l’impegno di tutto il personale, che ancora una volta ringrazio.
III.
Desidero infine affrontare brevemente alcuni aspetti generali che riguardano l’università.
Le nostre azioni sono state condotte nonostante la limitazione delle risorse del sistema universitario italiano, che appaiono con chiarezza nella comparazione internazionale. Ci rendiamo conto, con rammarico, del fatto che, nel nostro Paese, l’istruzione e la ricerca da anni non sono al centro dell’attenzione politica. Allo stesso tempo, rendendoci pienamente conto della criticità della finanza pubblica che da decenni vincola l’azione di governo, non ci illudiamo che vi possano essere significativi aumenti di risorse. Quello che però riteniamo di dover chiedere con forza e convinzione al Governo è uno sforzo nel non ostacolare l’azione delle università con gravi ritardi nella attribuzione delle risorse, soprattutto umane, già deliberate a livello nazionale, ma non ancora allocate tra i vari atenei.
Il nostro Ateneo, nei due ultimi anni accademici, ha visto cessare dal servizio ben 63 professori e ricercatori, ma si è potuto provvedere alla loro sostituzione solo in minima parte. Sono questi incomprensibili ritardi che limitano l’attività dell’ateneo senza, peraltro, sortire alcun effetto positivo sulle finanze pubbliche.
Nello svolgere le funzioni, abbiamo sempre agito perseguendo l’obiettivo generale di potenziare tutte le attività svolte dalle macroaree in cui si articola l’Ateneo. Crediamo di trasmettere un lascito positivo a chi ci succederà, senza nasconderci i problemi aperti e le questioni insolute, al di là della nostra volontà e delle nostre intenzioni. Sono certo che l’intera comunità universitaria è pienamente consapevole della necessità di contribuire alla formazione e al raggiungimento di obiettivi generali. Alla luce dell’esperienza maturata, con il consolidamento del nuovo sistema di perseguimento della qualità sarà possibile una notevole semplificazione delle procedure e della documentazione.
Sono altresì certo dell’impegno di tutta la comunità nella difesa della autorità della scienza, della libertà della ricerca e della didattica: si tratta di un patrimonio al servizio dell’intera collettività.
I principi fondamentali che governano l’azione delle Università
Quest’anno si è celebrato il trentennale dalla firma della Magna Charta Universitatum, documento che sancisce i principi irrinunciabili per il sistema universitario. Questo ateneo è stato tra i primi firmatari del documento. Alla Magna Charta, cui inizialmente aderirono 388 atenei, si riferiscono ora 816 università di 86 paesi. La Charta è redatta in 49 diverse lingue.
In un contesto generale in cui sorgono sempre più spesso preoccupazioni sull’assenza di ragionamento critico e di pacato confronto tra le idee, ritengo opportuno richiamare alcuni dei principi fondamentali della Magna Charta, senza il rispetto dei quali vengono minate le libertà di ricerca e di espressione, fondamento delle democrazie e del vivere civile non solo all’interno di una nazione, ma anche tra diverse nazioni.
“L’Università opera all’interno di società diversamente organizzate sulla base di diverse condizioni geografiche e storiche ed è un’istituzione autonoma che produce e trasmette criticamente la cultura mediante la ricerca e l’insegnamento. Per essere aperta alle necessità del mondo contemporaneo deve avere, nel suo sforzo di ricerca e d’insegnamento, indipendenza morale e scientifica nei confronti di ogni potere politico ed economico.
Essendo la libertà d’insegnamento, di ricerca e di formazione il principio fondamentale di vita delle Università, sia pubblici poteri sia Università devono garantire e promuovere, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, il rispetto di questa esigenza prioritaria.
Nel rifiuto dell’intolleranza e nel dialogo permanente l’Università diviene pertanto luogo privilegiato d’incontro tra professori, che abbiano la capacità di trasmettere il sapere e i mezzi di farlo progredire attraverso la ricerca e l’innovazione, e studenti che abbiano il diritto, la volontà e la capacità di arricchirsene.
Depositaria della tradizione dell’umanesimo europeo, ma con l’impegno costante di raggiungere il sapere universale, l’Università, nell’esplicare le sue funzioni, ignora ogni frontiera geografica o politica e afferma la necessità inderogabile della conoscenza reciproca e dell’interazione delle culture.”
Invito tutti i concittadini a riflettere sull’importanza di tali principi e tutta la comunità universitaria a conformare sempre a essi la propria azione.
Il rettore, professor Nicola Sartor