Un cordiale saluto al Presidente, al Magnifico Rettore, alle Autorità presenti, ai docenti, al personale tecnico-amministrativo, agli studenti e a tutti voi presenti.
Ci tengo molto a ringraziare i miei colleghi rappresentanti: mi hanno sostenuto nella stesura di questo discorso e ogni giorno si impegnano a promuovere un dialogo costruttivo tra studenti e istituzioni universitarie.
Oggi vorrei iniziare partendo dalla nostra Costituzione, in particolare dall’articolo 2 : “ La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. I padri costituenti parlano di “solidarietà politica” e su questo oggi vorrei soffermarmi.
Mai è successo in passato che la politica sia stata vista così lontana da noi giovani.
Siamo in una società precaria, liquida, piena di incertezze: la nostra esistenza è basata sulla realizzazione del benessere individuale. La società dei consumi ci fornisce tutto ciò che serve a soddisfare i nostri bisogni: con un cellulare accediamo allo scibile umano. Abbiamo così tanto cibo, che lo buttiamo via. Abbiamo la possibilità di andare dall’altra parte del mondo comodamente seduti su poltroncine di velluto.
Siamo tutti concentrati su noi stessi, non c’è né il tempo, né la voglia di pensare agli altri, alla cosa pubblica.
Le conseguenze di una società così individualizzata e frammentata sono molte e le vediamo: disuguaglianze sociali, inquinamento, corruzione, disoccupazione, cambiamento climatico. La lista potrebbe andare avanti. Questa situazione non è più sostenibile. Dobbiamo interessarci. Dobbiamo partecipare. Dobbiamo recuperare quel sentimento di appartenenza alla comunità.
Ed è qui il punto. L’università ha un ruolo fondamentale: per poter partecipare e contribuire al progresso sociale è necessario conoscere. Diogene Laerzio diceva “Le fondamenta di ogni stato sono l’istruzione dei suoi giovani”. Vorrei quindi sottolineare che l’Università non è meramente il luogo dove si fa ricerca, dove si realizza lo sviluppo tecnologico, dove si approfondisce il sapere.
L’università è soprattutto il luogo in cui si forma il ragionamento critico, dove finalmente vengono dati a noi giovani gli strumenti per poter incidere sulla realtà: chi con le lingue, chi con la medicina, chi con la filosofia, chi con la legge e così via.
E’ nell’università che si costruisce lo Stato Italiano. Il suo futuro. Il vero e più importante compito, che deve essere portato avanti qui, in queste aule, è lo stimolo ad una partecipazione consapevole alla nostra società. L’università deve trasmettere la consapevolezza che ognuno di noi è parte di un sistema e che su quel sistema può incidere. Come? Banalmente anche solo interessarsi alle elezioni studentesche, appena tenutesi, o a quelle europee, che si terranno questa primavera, è già una forma di partecipazione. Vorrei ricordare ciò che disse Brandeis, giudice della Corte suprema americana nel lontano 1916: “La carica politica più importante è quella di privato cittadino”.
Il mio augurio di oggi è che l’università continui ad essere veicolo di conoscenza, ma anche di riflessione critica e che permetta di formare delle teste consapevoli, che oltre a sapere, sappiano osservare la realtà. Un’università che stimoli a essere, non soggetti passivi, ma partecipanti attivi al progresso.
Elena Lucia Zumerle
Presidente del Consiglio degli Studenti