“Per me è stato un viaggio alla scoperta della profonda connessione tra la portata ideologica degli anni della promulgazione delle leggi razziali e l’attualità”. Così la scrittrice Francesca Melandri introduce il suo ultimo libro, “Sangue giusto”, durante la presentazione avvenuta mercoledì 5 dicembre al polo Zanotto. Con lei a discutere su leggi razziali e i risvolti politici e sociali, non solo in Europa ma soprattutto nelle colonie africane dell’Italia, sono intervenuti Renato Camurri, docente di Storia contemporanea e Efrem Tresoldi , direttore della rivista di Fondazione Nigrizia onlus.
“Ottanta anni fa lo Stato decise di istituire delle leggi che sanzionavano l’appartenenza alla “razza” africana. Ciò che era più colpito erano le relazione affettive, si impediva la creazione di legami che potevano sfociare in una famiglia, per evitare quella cosa che scardina il razzismo, ovvero il bambino meticcio”. Questa, dice la Melandri, è la prospettiva che ha regolato la stesura del suo libro. “Sangue giusto” è la storia di una donna italiana sulla quarantina, Ilaria Profeti, che riceve la visita di un ragazzo di cittadinanza etiope che dice di essere figlio di un suo fratello, nato dalla relazione tra il padre di Ilaria e una donna etiope, durante la colonizzazione nel 1935. La donna venendo a conoscenza di una parte della vita del padre di cui era all’oscuro, compreso il servizio militare in terra africana, si rende conto di quanto poco in Italia si sia consapevoli di questa parte della nostra storia e di quello che ha comportato nella realtà coloniale. “Con il mio romanzo”, afferma la scrittrice,“ho voluto contribuire a rendere nota la storia e l’impatto delle leggi razziali in Africa”.
“L’occupazione e la discriminazione razziale subiti dal popolo etiope”, afferma Tresoldi, “ si spiegano unicamente come gesto di protervia ed arroganza, data la mancanza di conflitti aperti tra l’Italia e l’Abissinia”. Le leggi razziali, in vigore nelle colonie dal 1935 e per il restante periodo fascista, vengono spesso confuse come fenomeno laterale alla discriminazione antisemita. In realtà come spiega Renato Camurri: “È dall’esperienza del colonialismo che nascono le leggi antiebraiche del ’38. Il razzismo protratto ai danni degli africani invasi è servito da “laboratorio” ai successivi provvedimenti discriminatori su base razziale”.
“Il razzismo, allora come oggi, è basato non su atti compiuti ma su “quello che sono” certe classi di esseri umani presi in considerazione” conclude Francesca Melandri. “Bisogna, dati gli ultimi provvedimenti politici presi da questo governo, fare molta attenzione alla deriva sociale razzista verso la quale ci stiamo riavvicinando”.