“Lo scopo di questo ciclo di seminari è scoprire gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile che rientrano nell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, attraverso un approccio interdisciplinare”. Queste le parole con cui Matteo Nicolini, vicepresidente della Commissione sostenibilità di ateneo, ha introdotto “Industria ed Ecologia: cosa fare per fermare il cambiamento climatico?”, il primo dei tre appuntamenti previsti tra dicembre 2018 e maggio 2019, per il ciclo “Pillole di sostenibilità”, che si è tenuto l’11 dicembre, nell’aula E di Ca’ Vignal.
“L’Unione Europea produce attualmente il 10% delle emissioni di CO2 a livello mondiale. Dal 1990, anno di riferimento per il protocollo di Kyoto, l’UE era al 24% – ha spiegato Giovanni Goldoni, docente di Scienze merceologiche in ateneo- Il fallimento del protocollo si deve al non aver previsto l’esplosione dell’economia asiatica, Cina e India. Per quanto questi due Paesi investano molto nell’energia rinnovabile, la maggior parte del loro fabbisogno energetico è coperto dalla fonte fossile più economica, il carbone, che è quella che produce più CO2. Inoltre – ha continuato il docente – l’accordo di Parigi, essendo su base volontaria, non riesce nel suo intento. In ultimo, gli Stati Uniti con il loro atteggiamento ambiguo nei confronti di protocolli e accordi sulla sostenibilità, continuano ad avere un’alta percentuale di emissioni pro capite: sono a circa il 16% contro il 7% di Europa e Cina. L’obiettivo posto per il 2030 è di un abbassamento di emissioni a livello mondiale del 40%”. Questi sono i dati con cui Giovanni Goldoni ha definito la situazione attuale in tema di emissioni e inquinamento, avviando al dibattito successivo circa le possibili tecnologie utilizzabili per la sostenibilità ambientale.
“Negli ultimi 15 anni ho studiato come le piante e gli organismi fotosintetici utilizzano l’energia solare per produrre biomassa. Il cambiamento climatico incide sul processo fotosintetico – ha spiegato Matteo Ballottari, docente di Fisiologia vegetale – Da sempre utilizziamo l’attività fotosintetica tramite l’agricoltura sfruttando l’energia solare per produrre alimentazione. L’aumento della temperatura porta a saturazione la quota di energia necessaria per la fotosintesi e, come conseguenza, provoca una diminuzione della produzione agricola e dei terreni coltivabili. Le fonti primarie del sostentamento nutrizionale dell’uomo sono destinate a gravi abbassamenti percentuali di produttività, con conseguente aumento dei prezzi. Di contro, l’aumento demografico, del tenore di vita e quindi della richiesta pro capite di fabbisogno calorico”. Sempre il docente di Fisiologia vegetale ha esposto i sistemi di contrasto alla situazione illustrata. “La ricerca di nuove varietà più tolleranti alle condizioni climatiche, tramite genome editing e Ogm; nuovi sistemi di coltivazione e la produzione di biomassa con le bio alghe in sistemi artificiali, sono possibili soluzioni contro l’abbassamento della produttività che sta avendo luogo”.
“La CO2 non è propriamente un inquinante. Lo diventa in mancanza di equilibrio delle sue percentuali. Il suo aumento è contrastabile con la ricerca di fonti di energia rinnovabili – ha spiegato Alessandro Romeo, docente di Fisica applicata – Una buona fonte rinnovabile è il fotovoltaico, mentre l’idroelettrico è considerato già saturo. Stati Uniti ed Europa si stanno muovendo nell’incentivare queste fonti, mentre il problema è nato nelle potenze asiatiche che utilizzano massicciamente il carbone, soprattutto l’India, perché la Cina mostra di essere al suo punto di saturazione nell’uso della fonte fossile e al contempo, ormai, è prima nella produzione del fotovoltaico”.
Ha concluso l’incontro Marcella Veronesi, docente di Politica economica, che ha tratto le somme delle precedenti esposizioni e ha spiegato come è possibile mettere in atto i comportamenti necessari e incentivare le tecnologie spiegate dai colleghi. “Come economista mi occupo di politiche economiche ambientali, che sono quelle politiche che dovrebbero indurre industrie, paesi e consumatori verso un comportamento sostenibile. Sostenibilità indica lo sviluppo che cerca di soddisfare le esigenze senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. Il comportamento è il risultato del rapporto tra benefici e profitto delle risorse usate. Le politiche ambientali – ha concluso Veronesi -cercano di indurre all’uso di risorse sostenibili creando le condizioni per cui i profitti ottenuti siano gli stessi rispetto al non sostenibile. Questo è possibile attraverso diverse strategie: politiche basate sugli incentivi economici, politiche di comando e controllo, politiche basate alcune sulla contrattazione, altre sull’informazione e in ultimo politiche basate sul comportamento, ovvero che ci dicano cosa sia meglio fare, per poi lasciare ai consumatori la volontà di farlo”.