La memoria e l’Europa di oggi. Con questo titolo il quotidiano L’Arena, il 27 gennaio, ha pubblicato l’editoriale di Renato Camurri, docente di Storia contemporanea di ateneo. Pubblichiamo il testo in versione integrale per i lettori di Univrmagazine. È sempre Camurri a coordinare gli appuntamenti dedicati alla memoria che si terranno in ateneo dal 31 gennaio al 6 febbraio.
Le cronache di questi ultimi giorni stanno dando largo spazio con interviste e articoli giornalistici alle visite che molti giovani italiani stanno compiendo ad Auschiwtz e in altri campi di sterminio dell’universo concentrazionario nazista.
Colpisce leggendo questi resoconti la preparazione di questi giovani che con l’ausilio di bravi insegnanti, compiono questo viaggio con i “i treni della memoria” sui luoghi dove si è consumata la più grande tragedia del Novecento. Dai loro interventi, dalle loro impressioni, dal loro sforzo di capire, emerge il profilo di una “bella gioventù”, la stessa che è possibile incontrare nelle aule universitarie o nei luoghi dove si discute e ragiona sul passato, sulla storia più recente del nostro paese e dell’Europa.
Il riferimento all’Europa non è casuale e serve a collegare il passato con l’oggi. Vi è infatti un’evidente discrasia tra la mobilitazione di questi giorni, l’impegno messo in campo dalle istituzioni di vario livello, dal mondo della scuola e da quello universitario, e la realtà con cui conviviamo negli altri 11 mesi dell’anno.
Sarebbe ipocrita non aprire gli occhi su cosa sta succedendo in Europa e anche nel nostro paese: il vento dell’antisemitismo ha da tempo ripreso a soffiare forte. L’impressione dello storico è che in realtà esso non si sia mai del tutto placato e che ora esso si manifesti alla luce del sole, mescolando sapientemente antichi pregiudizi con linguaggi nuovi divulgati da strumenti di comunicazione che hanno la forza di condizionare e orientare pesantemente l’opinione pubblica. Accanto all’antisemitismo crescono nel Vecchio Continente nuove forme di razzismo e di discriminazione, sempre più chiari sono i contorni di progetti politici che puntano a distruggere le fondamenta delle democrazie liberali.
La Giornata della Memoria è stata introdotta in Italia e in altri paesi europei nel 2000. Molto è stato fatto in questi anni e non sempre le migliaia di iniziative realizzate sono state immuni da banalizzazioni e da un eccesso di spettacolarizzazione. Negli ultimi anni per sopperire a questi e altri limiti sono stati chiamati in causa “i testimoni” che sono spesso diventati i protagonisti indiscussi delle celebrazioni finendo per alimentare un meccanismo comunicativo in larga parte fondato solo sulle emozioni e poco sulle ragioni.
Oggi, in un quadro storico e culturale in rapida trasformazione, questa inflazione memoriale rischia di diventare più dannosa che utile. La giornata della Memoria non può essere solo una grande commemorazione pubblica che alimenta retoriche di ogni genere. Non basta dire “Mai più”. Occorre far tornare al centro di questo evento i fatti e la storia: storia che può essere interpretata ma non cancellata e che deve essere utilizzata per interrogarci sul mondo di oggi e sui rischi a cui stiamo andando incontro.
Renato Camurri