È sempre più frequente, nell’ambito delle indagini penali, l’utilizzo di nuovi strumenti tecnologici in grado di stare al passo con l’evoluzione delle nuove forme di comunicazione e, conseguenzialmente, di sfruttare al meglio le possibilità investigative offerte dalla rete. La sempre maggiore incidenza delle attività investigative ad alto contenuto tecnologico deve accompagnarsi con una costante attività di formazione e aggiornamento e con un continuo confronto sulle esperienze investigative. Nasce per questo il Protocollo d’intesa firmato dal dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Verona e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona.
Il Protocollo è stato presentato il 4 febbraio, nella sede del dipartimento, dal rettore Nicola Sartor, dal procuratore Capo di Verona, Angela Barbaglio e dal direttore del dipartimento, Stefano Troiano. Erano, inoltre, presenti, Lorenzo Picotti, direttore dell’Osservatorio Cybercrime, e Roberto Flor, referente scientifico del progetto.
“La tematica dei crimini informatici è un fenomeno complesso, anche dal punto di vista giuridico”, ha ricordato Sartor. “Le tecnologie possono essere utili o dannose, a seconda dell’uso che se ne fa”. “Collaborazioni di questo genere sono indispensabili”, ha proseguito Barbaglio. “Quando si parla di protocolli si tratta di incontrarsi per creare nuove forme di conoscenza”.
“Il protocollo è il risultato atteso di un progetto di ricerca di base di ateneo che consentirà di sviluppare le buone pratiche nell’accertamento dei crimini informatici”, ha aggiunto Troiano. “Nasce da un’idea di individuare una collaborazione tra l’università e chi opera a contatto con la realtà dei crimini informatici. Le tecnologie sono continuamente in trasformazione come le tipologie di reato”.
“Il progetto di un protocollo tra la Procura della Repubblica e la realtà accademica nasce nell’ambito del progetto di ricerca di base “Terror Cyber Crime” (Tcc), attraverso il quale è stato attivato, nel 2018, un protocollo sperimentale tra la Procura di Vicenza e il dipartimento”, ha spiegato Flor. “Proprio grazie all’esperienza vicentina, dove sono già state organizzate diverse iniziative con la Procura e la polizia giudiziaria, è nata l’opportunità di attivare un protocollo di intesa con la Procura Verona”.
Gli incontri sono incentrati su specifici aspetti, giuridici e tecnici, relativi a temi dibattuti e attuali come l’acquisizione della prova digitale e l’utilizzo dei cosiddetti captatori informatici (trojan horse), oggetto di importanti e recenti interventi legislativi, nonché sui nuovi fenomeni di criminalità informatica, fra cui il cyberterrorismo e il discorso dell’odio attraverso internet. In questo contesto l’apporto dell’esperienza degli organi investigativi e la loro partecipazione attiva risultano preziosi e indispensabili per comprendere ed elaborare specifiche best practices per il contrasto e la prevenzione di gravi fenomeni criminali.
L’ateneo ha istituito, sempre all’interno del progetto di ricerca di base, un Osservatorio Cybercrime. “L’osservatorio vuole essere uno strumento d’ausilio e, allo stesso tempo, contact point per gli operatori del diritto e la realtà economica e sociale nel campo dei reati informatici e delle indagini ad alto contenuto tecnologico”, ha concluso Picotti. “Il carattere innovativo del progetto, tenendo conto dell’inarrestabile evoluzione informatica e telematica, è caratterizzato dall’approccio interdisciplinare, per il combinarsi del diritto penale con saperi non solo extra-penali, ma anche extra-giuridici, dovendo studiare le componenti tecniche dei fenomeni e degli stessi mezzi di contrasto alle forme di criminalità tradizionale ed informatica”.