Si è conclusa la sesta edizione di Run for Science: il più grande evento scientifico multidisciplinare delle scienze dello sport applicate alla corsa di resistenza, in grado di mettere insieme differenti gruppi di ricerca, per realizzare in questo ambito la più imponente raccolta simultanea di dati scientifici. Il progetto, organizzato dall’università di Verona, attraverso il dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, il Centro per la preparazione alla maratona, con il patrocinio della Federazione Italiana di Atletica Leggera e il sostegno di Esu Verona e del CUS Verona, quest’anno è stato dedicato interamente alla corsa femminile.
“Run for Science 2019 dal titolo Corsa e Scienza. Due singolari al femminile ha affrontato la singolarità della corsa femminile con un approccio scientifico teso a valutare dal punto di vista fisiologico, cardiovascolare, biomeccanico e prestativo la corsa, tenendo fermo lo sguardo sulle differenze tra donne e uomini”, spiega Federico Schena, responsabile scientifico dell’evento. Un argomento complesso quanto attuale per approfondire le conoscenze sui correlati tra maratona, metodi di allenamento, affaticamento, salute e performance, tenendo conto della differenza di genere.
Cento tra maratonete e maratoneti hanno affrontato un percorso di 21 km dalla sede di Scienze motorie alla frazione di Montorio. Prima, dopo e durante la mezza maratona si sono sottoposti a una serie di protocolli di ricerca con postazioni laboratoriali e sul campo. Le valutazioni hanno preso in esame la cinematica del gesto atletico, il controllo post corsa del sistema cardiovascolare con studi specifici sulle donne maratonete, l’analisi di ciò che accade dal punto di vista dell’affaticamento muscolare in base al sesso dell’atleta, gli effetti metabolici a livello intestinale, focalizzandosi sulla differenza sessuale, il modello psicobiologico dell’endurance, l’effetto placebo/nocebo nella performance. L’evento è stato anche un momento di formazione importante per gli oltre 200 studenti di Scienze motorie che hanno potuto vivere in diretta la ricerca scientifica dal laboratorio al campo di gara. Alla corsa hanno partecipato una decina di donne del Progetto “Pink is Good Running Team” della Fondazione Umberto Veronesi.
“La forza di Run for Science – sottolinea Schena – è di essere un evento di ricerca condiviso da un numero sempre maggiore di università nazionali e internazionali: questa è una prerogativa unica perché mette insieme nello stesso giorno e nella stessa sede diversi gruppi di ricerca che progettano e lavorano per studiare persone impegnate nella corsa. Quest’anno abbiamo fatto anche un altro passo in avanti. Insieme alla ricerca abbiamo cercato di valorizzare l’aspetto culturale e formativo. Run for Science è stata preceduta dall’incontro “Storie di donne e di sport” e da un corso di aggiornamento organizzato con la Fidal nazionale, aperto ad allenatori e studenti, incentrato sulla gestione del carico interno e il recupero nel mezzofondo e nella marcia”.
Si è cimentato nella corsa per la ricerca anche il cantante Raphael Gualazzi. Il Palazzetto è diventato per un giorno un grande village di “Sport Ricerca e Salute” con laboratori aperti e prove di ricerca in itinere.
Dove andrà Run for Science l’anno prossimo? L’idea c’è già: affrontare un argomento importante, la corsa come forma di sport nelle persone che hanno superato una patologia oncologica. La ricerca si amplierà inevitabilmente con nuove collaborazioni.
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