Lunedì 13 maggio, al polo Santa Marta, Federico Finchelstein, docente alla New School for Social Research di New York ed esperto di populismi, è stato intervistato da Renato Camurri, docente di Storia contemporanea dell’ateneo veronese, in occasione dell’uscita del libro di Finchelstein “Dai fascismi ai populismi: storia, politica e demagogia nel mondo attuale”.
“C’è una grossa differenza tra il populismo post-1945 e il populismo attuale – ha spiegato Finchelstein al numeroso pubblico presente – ed è la vicinanza al fascismo: per tutto il Novecento il populismo al potere ha rifiutato di vedere il fascismo come un alleato. Oggi non è più così, però non significa che i populisti contemporanei siano fascisti: sono semplicemente più vicini a quelle idee”. Per lo studioso argentino è cambiata la concezione del popolo: si è passati dal demos, in cui tutto il popolo è assimilato al leader, all’ethnos, una situazione in cui il popolo è suddiviso per etnia, religione, diritti.
“Quello di oggi – ha concluso Finchelstein – non è un ritorno al fascismo, ma un nuovo populismo che si avvicina al fascismo, in particolare su due aspetti: il razzismo e l’utilizzo della violenza politica. Per questi populisti moderni il fascismo non è più tossico”. Camurri ha ricordato l’importanza di un approccio storico alla storia del populismo, che nasce nella seconda metà dell’Ottocento e non è dunque una novità degli ultimi anni: i casi in America Latina dopo il 1945 e l’era degli anni Novanta in Italia ne sono gli esempi più eclatanti.
L’appuntamento rientra nel ciclo di conferenze “Europa: una sfida tra passato e futuro” dedicato ad Antonio Megalizzi. L’ultimo incontro si terrà giovedì 23 maggio alle 17.30 in aula T1 al polo Santa Marta: l’ospite, Daniele Pasquinucci, dell’università di Siena parlerà di “Antieuropeismo: dalle radici storiche all’attualità”.