“Chi vi parla è un convinto europeista, e ciò non significa essere sordi ai problemi dell’Europa, ma credo che parteciparvi porti all’Italia dei benefici inestimabili”. Con queste parole Daniele Pasquinucci, docente di Storia delle relazioni internazionali all’università di Siena, ha aperto “L’antieuropeismo: dalle radici storiche all’attualità”. L’appuntamento del 24 maggio, in Santa Marta, ha chiuso “Europa, una sfida tra passato e futuro”, il ciclo di incontri, organizzato da Renato Camurri, docente del dipartimento di Culture e civiltà, dedicato ad Antonio Megalizzi, il giovane reporter ucciso durante l’attentato di Strasburgo.
Pasquinucci inizia con un dato, quello del referendum consultivo del 1989, che di fatto chiedeva agli italiani se fossero favorevoli o contrari alla Federazione europea. I risultati dell’epoca restituiscono l’immagine di una società fortemente europeista, con l’88% dei votanti che si dichiarò favorevole all’Europa unita, proprio alla vigilia del grande cambiamento portato dal trattato di Maastricht.
“Questo grande patrimonio europeista – continua il docente – si è ridotto in larga misura dopo gli anni Duemila, in concomitanza con la rinascita dei movimenti populisti, che vedono nelle elité europee la contrapposizione ai valori del popolo”.