In occasione del primo “Digital Spritz” Franco Moretti, critico letterario e fondatore del Literary Lab all’università di Stanford, già docente dell’ateneo scaligero, è tornato in cattedra per un seminario sull’Informatica umanistica. L’incontro si è tenuto martedì 15 ottobre al dipartimento di Lingue e letterature straniere e fa parte del cartellone di eventi “Diffusioni”.
“L’idea di invitare Franco Moretti come primo ospite non è stata casuale”, ha spiegato Massimo Salgaro, docente al dipartimento di Lingue e letterature straniere e moderatore dell’incontro. “La presenza di Moretti è significativa sia dal punto di vista scientifico, trattandosi di uno dei più importanti studiosi dell’informatica applicata agli studi umanistici, sia accademico, ricordando la sua cattedra di Letteratura comparata proprio all’università di Verona”.
“Il mondo della letteratura è stato inevitabilmente colpito dalle innovazioni tecnologiche di computer, tablet e cellulari”, ha osservato Moretti. “Prima c’era il testo, un punto di partenza chiaro che veniva interpretato con l’analisi. Oggi c’è un messaggio o un corpus di messaggi che viene mandato nel mondo per un pubblico target; di fronte a questo cambiamento, l’informatica umanistica deve assumersi la responsabilità di porre domande”.
Da questa riflessione Moretti ha coniato il concetto di “distant reading”, che consiste in un nuovo metodo di leggere il testo tenendo conto del suo contesto, in contrapposizione al “close reading” del passato. È stata proprio l’idea di “distant reading” che ha condotto Moretti all’ipotesi di una quantificazione dei concetti letterari, che nel 2010 è sfociata nella fondazione dello Stanford Literary Lab.
“Le Digital Humanities hanno avuto il compito di tradurre in algoritmi i concetti chiave della teoria letteraria”, ha spiegato Moretti, “e questo è stato possibile solo con gli enormi archivi elettronici e con la combinazione dell’informatica e delle teorie umanistiche”.