“Spesso avere la testa fra le nuvole è molto comodo, permette di andare oltre ai problemi e alle drammaticità e volare alto, significa avere speranza”. E proprio la speranza e la drammaticità nella frase ricordata da Roberto Di Bella, presidente del tribunale minorile di Reggio Calabria, sono tra i temi trattati nell’aula t2 del polo Zanotto nel convegno di venerdì 8 novembre, organizzato dal dipartimento di Scienze giuridiche dell’ateneo, con la partecipazione di Amnesty International.
Dallo sport al carcere, dai matrimoni precoci ai bambini soldato, il convegno “La tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: a trent’anni dalla convenzione di New York” ha cercato di dare un’ampia visone ai numerosi studenti delle scuole superiori presenti nell’aula sulla situazione di bambini e giovani di tutto il mondo e su come i loro diritti vengano o non vengano rispettati.
“È molto importante per il nostro ateneo avere la possibilità di dare voce a questi temi sempre molto attuali soprattutto con così tanti giovani nelle nostre aule”, introduce così il convegno Alessandra Cordiano, docente di Diritto privato dell’università e coordinatrice della giornata.
“Dopo trent’anni dalla convenzione di New York tutto il mondo si è accorto che i minori hanno bisogno di una tutela e una protezione speciale”, spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, “come per tutti gli atti internazionali è necessaria la volontà politica degli Stati per attuarli effettivamente; a causa di povertà e conflitti alcuni dei diritti fondamentali come l’istruzione sono molto a rischio in alcuni Paesi del mondo”, prosegue Noury lanciando un appello ai giovani presenti. “In Italia dobbiamo iniziare a capire che i diritti non sono garantiti per sempre, la povertà cresce e può colpire chiunque anche in modo massiccio”.
“Il sistema di giustizia minorile italiano funziona e garantisce ai giovani il diritto di sbagliare” prosegue Giuseppe Centomani, dirigente del Centro minori Puglia e Basilicata che illustra la situazione italiana dei reati minorili e i dati raccolti nei centri di detenzione destinati ai minorenni. “Il lavoro nei Centri non è solo quello di rinchiudere e far scontare la pena – continua Centomani – ma è soprattutto quello di riabilitare il giovane e abbassare il fattore recidiva, per questo attualmente solamente 380 ragazzi in tutta Italia sono detenuti in istituti di detenzione minorile”
Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori ha in seguito parlato dei diritti dei giovani in materia sportiva, raccontando dei progetti dell’Aic in Uganda e in Giordania. “L’attività sportiva è il primo step per l’inserimento in un gruppo, in una comunità” prosegue Tommasi commentando poi il ruolo dei genitori nelle associazioni sportive, “sono spesso un problema, dovrebbero diventare una risorsa”.