Come può la creatività essere coerente se coinvolge ciascuno di noi personalmente? Attorno a questo interrogativo si è sviluppato l’intervento del maestro Salvatore Sciarrino nella lectio magistralis “I materiali della creazione”, tenutasi martedì 10 dicembre al polo Santa Marta. L’incontro ha inaugurato il convegno “Divergenti simmetrie: Adorno cinquant’anni dopo”, organizzato il 10 e 11 dicembre in occasione del cinquantennale della morte di Theodor W. Adorno, filosofo tedesco tra i principali esponenti della scuola di Francoforte. Il convegno è stato organizzato dal Centro di ricerca Orfeo – Suono immagine scrittura diretto da Markus Ophälders, docente di Estetica al dipartimento di Scienze umane, in collaborazione con la Scuola di dottorato in Scienze umanistiche.
“I materiali della creazione artistica non sono concreti, coinvolgono la percezione, la conoscenza, l’immaginazione” ha spiegato Sciarrino. “È necessario affacciarsi all’istinto come forma di conoscenza e al mondo delle emozioni quale via di comunicazione da privilegiare alla ragione, che abitualmente utilizziamo come grimaldello interpretativo, ma che non è esaustiva di quanto siamo”.
Come rendere concreto qualcosa di impercepibile come le emozioni e dare così forma alla creatività? Attraverso l’ascolto: “Quando faccio tacere ciò che in me fa rumore, e abito il vuoto, aumentano le attività sensoriali, che sono la materia prima del processo creativo” ha osservato il compositore. “Certo aumenta anche l’incertezza, ma questo è positivo perché mi permette di avvicinarmi a ciò che è essenziale e coerente al di là dell’ego”.
Un passaggio fondamentale, questo, perché la creazione possa diventare tradizione: “La partitura non è un oggetto che più viene rispettato, più segue il volere del suo autore. È casomai il contrario: se l’opera non viene interpretata, infatti, è destinata a morire come linguaggio”, ha commentato Sciarrino.
L’interpretazione è dunque la chiave che unisce novità e tradizione: “La tradizione non si tramanda automaticamente, è necessario un processo personale”, ha detto il maestro. “In questa prospettiva, seguire il racconto dell’arte significa unire ciò che già conosciamo ed esiste a qualcosa di nuovo, consapevoli che il nuovo può provocare in noi l’esperienza di una perenne creazione”.
L’ascoltatore, in questo processo, non è più testimone, ma partecipe di qualcosa che lo tocca in prima persona: “La musica racconta di un incontro e lancia un invito, ha coordinate precise che rivolge al suo destinatario” ha evidenziato Sciarrino. “La novità non è dunque da cogliere nel suono, ma nel modo in cui lo percepisco lavorare in me”.