La vicenda Usa-Iran è da giorni al centro del dibattito internazionale e tiene la popolazione col fiato sospeso. Un’analisi della crisi e i suoi possibili sviluppi futuri nell’editoriale di Annalisa Ciampi, docente di Diritto internazionale al dipartimento di Scienze giuridiche dell’ateneo scaligero.
“La giustificazione ufficiale del raid ordinato dal presidente USA contro Soleimani, comandante delle brigate iraniane al Qods, è la “difesa preventiva” contro gli attacchi a obiettivi statunitensi che il generale stava pianificando in Iraq. Il diritto internazionale ammette il ricorso alla forza in risposta ad un attacco armato, ma è controversa la legittima difesa in presenza di un attacco solo possibile. E non vi sono precedenti per l’uccisione di un organo di Stato, ritenuto terrorista, nel territorio di uno Stato terzo. Quali le conseguenze?
Non pare a rischio la stabilità della regione mediorientale. La risposta iraniana – 22 missili balistici iraniani diretti su due basi irachene che ospitano soldati statunitensi e della coalizione internazionale anti-Isis – è stata in gran parte simbolica. Il ministro degli esteri Zarif ne ha rivendicato la legittimità come misura “proporzionata” di autodifesa nel rispetto del diritto internazionale e “conclusiva”: l’Iran “non vuole una escalation né la guerra ma è pronto a difendersi da qualsiasi aggressione”. E infine ammette di aver abbattuto per errore il Boeing ucraino con 176 persone a bordo, un tragico disastro collaterale. Trump ha dichiarato che non consentirà che l’Iran abbia l’arma nucleare e di essere pronto a varare nuove sanzioni ma anche ad un accordo finalizzato alla prosperità e alla pace. Ancora due razzi iraniani sono caduti sulla Green Zone di Baghdad dove si trovano le ambasciate, senza causare vittime. E la risoluzione della Camera dei rappresentanti, che limita i poteri di guerra del Presidente Usa vietando ogni intervento in Iran senza l’approvazione del Congresso – anche se non è vincolante e difficilmente supererà l’esame del Senato – è una misura simbolica ma significativa.
La missione della coalizione internazionale anti-Stato Islamico rimane. La Nato ha deliberato la sospensione solo temporanea delle operazioni di antiterrorismo e addestramento; alcuni contingenti, incluso quello italiano, sono stati riposizionati. La risoluzione approvata dalla maggioranza sciita del Parlamento iracheno sul ritiro delle truppe straniere non è vincolante.
L’Iran ha dichiarato di non essere più vincolato ai limiti dell’accordo sul congelamento del programma nucleare del 2015 con Usa, Russia, Cina, UE e Onu. Il disimpegno iraniano tuttavia era iniziato nel 2018, in risposta al ritiro degli Usa e alla seguente imposizione di severe sanzioni economiche a Teheran e ai suoi partner commerciali (anche europei)”.